Il mondo erotico femminile
Cinque corti tenuti insieme dall'universo erotico femminile, tutti diretti da registi giapponesi che , ognuno a modo loro, hanno voluto omaggiare l'erotismo femminile negli aspetti più vari.
Operazioni simili raramente portano a risultati eccelsi, e anche questo lavoro non sfugge alla regola, sebbene tra gli autori vi siano alcuni tra i più validi cineasti nipponici.
Indubbiamente il diverso angolo di veduta fa del film comunque un lavoro interessante , sia nella sua forma stilistica che in quella sostanziale, ma forse la brevità dei vari segmenti influisce in maniera importante sulla perfetta riuscita.
Peaches di Tetsuo Shinohara narra di Atsuko, giovane trapiantata a Tokyo che torna nella sua città natale per un funerale; il ritorno e l'incontro con gli ex compagni di scuola scatenerà in lei una valanga di ricordi legata alla sua relazione con l'insegnante avuta quando aveva 14 anni; costante fissa di tutta la storia sono le pesche: quelle che splendidamente pendono dagli alberi del frutteto che lei attraversa per recarsi dall'amante, quelle usate come oggetto sessuale di piacere, da spalmare e da succhiare sui corpi nudi. quelle da addentare e da assaporare nel ricordo dell'amore adolescenziale. Le frequenti scene di sesso sono presentate con delicata passione e tutto il film , persino i colori e le luci, sembrano scaturire da un pescheto. La pesca come simulacro di un ricordo lontano ma ancora vivido, emblema di una giovinezza passata che si tira dietro ricordi e lacrime.
Indubbiamente il diverso angolo di veduta fa del film comunque un lavoro interessante , sia nella sua forma stilistica che in quella sostanziale, ma forse la brevità dei vari segmenti influisce in maniera importante sulla perfetta riuscita.
Peaches di Tetsuo Shinohara narra di Atsuko, giovane trapiantata a Tokyo che torna nella sua città natale per un funerale; il ritorno e l'incontro con gli ex compagni di scuola scatenerà in lei una valanga di ricordi legata alla sua relazione con l'insegnante avuta quando aveva 14 anni; costante fissa di tutta la storia sono le pesche: quelle che splendidamente pendono dagli alberi del frutteto che lei attraversa per recarsi dall'amante, quelle usate come oggetto sessuale di piacere, da spalmare e da succhiare sui corpi nudi. quelle da addentare e da assaporare nel ricordo dell'amore adolescenziale. Le frequenti scene di sesso sono presentate con delicata passione e tutto il film , persino i colori e le luci, sembrano scaturire da un pescheto. La pesca come simulacro di un ricordo lontano ma ancora vivido, emblema di una giovinezza passata che si tira dietro ricordi e lacrime.
Drive until you see the sun di Ryuichi Hiroki è la storia di tre donne capitate quasi per caso su un taxi: la tassista alle prese coi soliti problemi famigliari, la giovane squattrinata che, armata di coltello, vorrebbe rapinare la guidatrice e i suoi clienti e una attempata escort che ingara del pericolo sale per ultima sul taxi. E' una storia lontana dalle tematiche abituali di Hiroki, ma molto ben condotta, con ritmo , con spunti surreali, in cui l'iniziale conflitto generazionale e sociale che si scatena tra le tre, tutte votate nell'animo al suicidio (ma sarà vero?), porta poi ad un cameratismo tinto di rosa e ad uno sviluppo della storia che sembra quasi un Thelma & Loiuse grottesco. Non mancano momenti autenticamente esilaranti che mostrano un volto di Hiroki assolutamente inaspettato.
Licking nights di Matsuo Suzuki è tra tutti il più originale, nella forma e nei contenuti, intriso di autentico spirito innovativo e dominato da un aura onirica che ne fa forse il migliore della cinquina.
Licking nights di Matsuo Suzuki è tra tutti il più originale, nella forma e nei contenuti, intriso di autentico spirito innovativo e dominato da un aura onirica che ne fa forse il migliore della cinquina.
Masako fa l'operaia e per ottenere qualche vantaggio è costretta ad accettare le proposte del suo ripugnante capo; per dare corpo alla sua vita sessuale e ai suoi desideri che hanno come obiettivo un suo collega di lavoro, si affida alla magia: bastera inserire un capello della persona desiderata in una specie di piccolo braciere per vivere un sogno erotico intensissimo. L'esperimento funziona , anche se Masako, insonne, è costretta a riempirsi di sonniferi, ma il gioco vale la candela e , grazie ad una attività onirica sfreanta, vivrà notti di grande soddisfazione sessuale. I momenti torridi in cui i corpi avvinghiati si muovo all'unisono, anche in piedi, sono i momenti migliori del film, tutto giocato sul doppio piano sogno-realtà , fino al finale in cui i due universi collimano e si fondono in maniera grottesca e surreale. La storia è ottimamente condotta, anche grazie a riprese che tendono spesso al monocromatico e la dicotomia sogno-realtà riesce ancora una volta ad essere perno di un racconto valido.
Heels of the Muse di Miwa Nishikawa ,collaboratrice di Koreeda che produce anche il film, ha il marchio di fabbrica del grande regista: atmosfere ordinarie, sentimenti appena accennati e immagini coinvolgenti per raccontare i primi turbamenti di un adolescente alla vista della bella madre di una sua compagna di scuola, musa iniziatrice del suo istinto sessuale. La mano ferma della regista impedisce al film di cadere nel pecoreccio o , peggio, nella celata pedofilia: gli occhi del fanciullo sono quelli di chi inizia a sentire pulsioni che sono prima cerebrali e poi fisiche, di chi mette sul piatto della bilancia la grazia e la sensualità della sua Musa con la goffagine della madre nell'atto di compiere gli stessi gesti e di chi vede nelle lugnhe e sinuose gambe una sensualità feminea che stravolge i sensi. Corto perfettamente riuscito in cui si respira quel sottile e insinuante senso erotico che giunge prima alla testa e poi altrove.
Jewel Beetle di Shinya Tsukamoto risulta alla fine il più deludente dei cinque corti (e mi piange il cuore a dirlo...), storia svagata, con poca forma narrativa e quel che più è peggio, senza la verve sostanziale che i film del grande regista hanno sempre avuto; nulla da eccepire sul piano stilistico e tecnico (ma questo lo sapevamo) ma il racconto di uno strambo triangolo tra un vecchio , una giovane tenuta quasi reclusa ed un giovanotto che il vecchio, con fare quasi vouyeristico, le getta in braccio è privo di mordente, nonostante una scena di sesso sfrenato che fa intravedere in lontananza la mano sapiente di Tsukamoto nel manipolare i corpi sudati e frementi. Solo nel finale la storia riprende un minimo quota, ma è poca cosa di fronte alla mancanza di mordente generale.
Piccola nota finale: i cinque framemnti sono tenuti assieme e percorsi da 3 videoclip stle MTV , di cui, al momento, mi sfugge il significato nel contesto globale, a meno che quell'ammasso di splendidi corpi insinuanti, provocanti e seminudi che ancheggiano e simulano rapporti sessuali al suono di una musica pop , non voglia essere un richiamo, che fa da contralatare alle vicende raccontate, a quello che spesso viene considerato il senso erotico-sessuale della donna : icona della provocazione e dell'istinto e corpo senza anima da ammirare e da manipolare.
Heels of the Muse di Miwa Nishikawa ,collaboratrice di Koreeda che produce anche il film, ha il marchio di fabbrica del grande regista: atmosfere ordinarie, sentimenti appena accennati e immagini coinvolgenti per raccontare i primi turbamenti di un adolescente alla vista della bella madre di una sua compagna di scuola, musa iniziatrice del suo istinto sessuale. La mano ferma della regista impedisce al film di cadere nel pecoreccio o , peggio, nella celata pedofilia: gli occhi del fanciullo sono quelli di chi inizia a sentire pulsioni che sono prima cerebrali e poi fisiche, di chi mette sul piatto della bilancia la grazia e la sensualità della sua Musa con la goffagine della madre nell'atto di compiere gli stessi gesti e di chi vede nelle lugnhe e sinuose gambe una sensualità feminea che stravolge i sensi. Corto perfettamente riuscito in cui si respira quel sottile e insinuante senso erotico che giunge prima alla testa e poi altrove.
Jewel Beetle di Shinya Tsukamoto risulta alla fine il più deludente dei cinque corti (e mi piange il cuore a dirlo...), storia svagata, con poca forma narrativa e quel che più è peggio, senza la verve sostanziale che i film del grande regista hanno sempre avuto; nulla da eccepire sul piano stilistico e tecnico (ma questo lo sapevamo) ma il racconto di uno strambo triangolo tra un vecchio , una giovane tenuta quasi reclusa ed un giovanotto che il vecchio, con fare quasi vouyeristico, le getta in braccio è privo di mordente, nonostante una scena di sesso sfrenato che fa intravedere in lontananza la mano sapiente di Tsukamoto nel manipolare i corpi sudati e frementi. Solo nel finale la storia riprende un minimo quota, ma è poca cosa di fronte alla mancanza di mordente generale.
Piccola nota finale: i cinque framemnti sono tenuti assieme e percorsi da 3 videoclip stle MTV , di cui, al momento, mi sfugge il significato nel contesto globale, a meno che quell'ammasso di splendidi corpi insinuanti, provocanti e seminudi che ancheggiano e simulano rapporti sessuali al suono di una musica pop , non voglia essere un richiamo, che fa da contralatare alle vicende raccontate, a quello che spesso viene considerato il senso erotico-sessuale della donna : icona della provocazione e dell'istinto e corpo senza anima da ammirare e da manipolare.
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