L'esordio di Koreeda
Risale a 15 anni fa l'opera prima di Hirokazu Koreeda, un film che impone da subito il marchio di fabbrica del grande regista giapponese.
A ben leggerlo, seppur in un forma molto essenziale e stringata, contiene gli aspetti dominanti del suo cinema, ricco di una vastissima umanità e di una ampiezza di respiro quasi uniche.
Trama stringatissima: Yumiko e Ikuo vivono la loro giovane vita da sposati, con un figlio in fasce, in maniera spensierata, quasi fanciullesca, fino a quando, fulmine a ciel sereno, Ikuo muore travolto da un treno in quello che sembra un suicidio.
Anni dopoYumiko troverà un altro marito, anche lui vedovo e si trasferisce da Osaka, ma il ricordo di Ikuo continua ad essere presente e soprattutto l'assoluta incapacità di capire il motivo che lo ha spinto al gesto la assilla.
Ancora vite segnate da scelte drammatiche della persona amata, quindi, a fare da catalizzatore del cinema di Koreeda; in Marobosi il regista si pone davanti al dramma dell'abbandono per scelta con uno spirito assolutamente asettico (come farà sempre anche in seguito), il dolore di una perdita di cui non si afferra il senso rimane quasi sempre sotto traccia, esplode solo in alcune scene, quasi a turbare uno scorrere della vita naturale che il regista descrive in lunghe e spaziose scene fisse.
Verso il finale la donna griderà quasi il suo interrogativo ("Perchè lo ha fatto ?"), ma Koreeda , lungi dall'esprimere pareri morali o giudizi, si affida all'esercizio del libero arbitrio come tentativo di offrire un piano di lettura, anche perchè il suo occhio non si posa sulla liceità di un gesto così estremo, bensì sull'infinito atto di amore, condito di dolore e di dramma, che la persona abbandonata regala a chi ha perso, serbandone il ricordo e la nostalgia.
Come detto, i temi che Koreeda esplorerà in seguito sono tutti presenti (basti pensare a Distance ad esempio), manca forse di un po' di incisività in quei passaggi in cui certe inquadrature in stile-Ozu non hanno capacità dirompente, risultando anzi piuttosto prolisse.
Alla luce però dei lavori che ha diretto in seguito, possiamo dire senza ombra di dubbio che il suo Cinema è sempre stato assolutamente coerente sin dall'inizio con i temi legati alla morte, al suicidio e alla perdita: anche in Marobosi lo stile asciutto si fonde alla perfezione con una profondità di osservazione che rendono le sue opere ricche di una spiritualità essenziale.
Alla luce però dei lavori che ha diretto in seguito, possiamo dire senza ombra di dubbio che il suo Cinema è sempre stato assolutamente coerente sin dall'inizio con i temi legati alla morte, al suicidio e alla perdita: anche in Marobosi lo stile asciutto si fonde alla perfezione con una profondità di osservazione che rendono le sue opere ricche di una spiritualità essenziale.
Non mi è dispiaciuto. Come fai notare, ci sono già molti dei temi che diverranno tipici del cinema di Koreeda (il ricordo, la perdita): molto lento e molto "giapponese", ma gradevole.
RispondiEliminaInfatti Christian, Koreeda mostra una coerenza estrema sin dall'inizio; semmai è la gestione degli spazi, dei silenzi e delle immagini che qui è ancora un po' rudimentale (qualche passaggio è al limite dell'estenuante), nei lavori seguenti acquisirà una efficacia notevole e ne farà lo splendido regista che ormai conosciamo.
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