E' una odissea che affascina
L'ambizioso progetto di Jeffrey Lau è quello di raccontare nel dittico di cui Pandora's box è il primo episodio, la sua personale e geniale lettura di uno dei classici della letteratura cinese , Viaggio in Occidente, opera del sedicesimo secolo in cui si sotto forma di novella si esalta il valore del buddhismo cinese.
L'operazione , piuttosto impegnativa proprio per la complessità del testo, celata sotto aspetti di fantasia, necessitava di una notevole dose di libertà espressiva oltre che di grande capacità figurativa , ed il risultato he Jeff Lau è di quelli che rimangono scolpiti nella storia del Cinema.
Considerare il lavoro come un semplice racconto comico e scanzonato ( spinti a ciò dalla prorompente presenza di Stephen Chow) equivale a minarne il reale significato simbolico e cinematografico che costituiscono invece il nucleo pulsante dell'opera: una larghissima parte delle tematiche care al cinema Hkese sono egregiamente esposte , col risultato che Pandora's box è senza dubbio uno degli esempi più importanti per apprezzare a pieno quella cinematografia.
Avvalendosi di un ritmo forsennato tra dialoghi sparati a velocità supersonica e gag a tratti irresistibili, il racconto ,che prende le mosse da un antefatto avvenuto circa 500 anni prima , si fa beffa col sorriso più sincero di dei, religione, cavalieri ,miti, eroi, semidei e ladri, presentando una molteplicità di personaggi pronti a cambiare faccia ad ogni fotogramma, vestendo a volte la livrea del wuxia , altre quella della burla in costume, ma tenendo sempre in primo piano il forte legame col melodramma e con l'ingenua purezza del sentimento che il cinema di Hong Kong ci ha sempre offerto in abbondanza.
La linearità della storia è sovvertita anarchicamente da un fluire di situazioni spesso slegate tra loro, tenute assieme solo da un sottile ed esilissimo filo comune, ma nonostante ciò il ritmo frenetico offre comunque spazio per la riflessione sull'amore ad esempio, che qui, seppur mascherato, tra demoni e semidei, si erge a protagonista assoluto.
Jeff Lau, regista che credo vada rivalutato enormemente, mostra una geniale capacità di tenere in mano il racconto seppur così tumultuosamente articolato, grazie ad una regia che rasenta il visionario, a causa dell'eccesso di cromaticità che pone nelle ambientazioni.
Per chi sa porsi nella giusta ottica e non accontentarsi delle battute e delle situazioni ridanciane che solcano il lavoro, si aprirà un vasto orizzonte di momenti cinematografici splendidi.
Conclusione? Inevitabilmente rimandata a dopo la visione della seconda parte.
L'operazione , piuttosto impegnativa proprio per la complessità del testo, celata sotto aspetti di fantasia, necessitava di una notevole dose di libertà espressiva oltre che di grande capacità figurativa , ed il risultato he Jeff Lau è di quelli che rimangono scolpiti nella storia del Cinema.
Considerare il lavoro come un semplice racconto comico e scanzonato ( spinti a ciò dalla prorompente presenza di Stephen Chow) equivale a minarne il reale significato simbolico e cinematografico che costituiscono invece il nucleo pulsante dell'opera: una larghissima parte delle tematiche care al cinema Hkese sono egregiamente esposte , col risultato che Pandora's box è senza dubbio uno degli esempi più importanti per apprezzare a pieno quella cinematografia.
Avvalendosi di un ritmo forsennato tra dialoghi sparati a velocità supersonica e gag a tratti irresistibili, il racconto ,che prende le mosse da un antefatto avvenuto circa 500 anni prima , si fa beffa col sorriso più sincero di dei, religione, cavalieri ,miti, eroi, semidei e ladri, presentando una molteplicità di personaggi pronti a cambiare faccia ad ogni fotogramma, vestendo a volte la livrea del wuxia , altre quella della burla in costume, ma tenendo sempre in primo piano il forte legame col melodramma e con l'ingenua purezza del sentimento che il cinema di Hong Kong ci ha sempre offerto in abbondanza.
La linearità della storia è sovvertita anarchicamente da un fluire di situazioni spesso slegate tra loro, tenute assieme solo da un sottile ed esilissimo filo comune, ma nonostante ciò il ritmo frenetico offre comunque spazio per la riflessione sull'amore ad esempio, che qui, seppur mascherato, tra demoni e semidei, si erge a protagonista assoluto.
Jeff Lau, regista che credo vada rivalutato enormemente, mostra una geniale capacità di tenere in mano il racconto seppur così tumultuosamente articolato, grazie ad una regia che rasenta il visionario, a causa dell'eccesso di cromaticità che pone nelle ambientazioni.
Per chi sa porsi nella giusta ottica e non accontentarsi delle battute e delle situazioni ridanciane che solcano il lavoro, si aprirà un vasto orizzonte di momenti cinematografici splendidi.
Conclusione? Inevitabilmente rimandata a dopo la visione della seconda parte.
eheh... un vero spasso questo film! Talmente pieno di situazioni, gag e geniali trovate che non hai tregua. Dovrei rivedere il dittico, forse ora lo apprezzerei perfino di più. ciao, c
RispondiEliminaEsatto, è veramente un film che non lascia tregua.
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