lunedì 26 dicembre 2011

Cold steel / 遍地狼烟 ( David Wu / 胡大为 , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Pallottole e amori

Il regista di Cold Steel , David Wu , è stato per molto tempo, tra l'altro, il montatore fedele di John Woo, e partendo da questa banale annotazione biografica, si può già dare conto di questa pellicola ambientata durante l'invasione giapponese della Cina.
Quanto di John Woo, e di quello che ha significato il suo cinema agli albori fino alla parentesi hollywoodiana, è contenuto in questo lavoro salta subito all'occhio, in quanto il regista sembra proprio volerci subito rimettere sul quel binario cinematografico in cui epica e fratellanza, virilità ostentata e melodramma si uniscono per fondersi in un racconto che rimanda a quei temi tanto cari a John Woo, soprattutto per quanto riguarda quella visione nostalgia e un po' fuori dal tempo.

Protagonista del racconto è un cacciatore che aspetta le prede appollaiato sugli alberi, fino al giorno in cui dal cielo piove un aereo in fiamme che lancia sul terreno un soldato americano cui i presterà soccorso e che verrà ricompensato col regalo di una pistola automatica  e con l'insegnamento del tiro di precisione.
La mira eccezionale del ragazzotto lo salverà dal plotone di esecuzione allorquando, arrestato per avere ferito dei militari cinesi per difendere la proprietaria di una sala da te del suo villaggio, salverà i suoi carcerieri usando con precisione infallibile la sua mira contro i cecchini giapponesi.
Arruolato nella squadra dei tiratori di precisione diretta dallo scontroso ma leale sergente Mingzi, il ragazzo si appresta a compiere azioni rischiose in cui la sua infallibile mira deve mettere fuori uso un po' di ufficiali giapponesi.
Gli eventi della guerra e quelli personali, che ruotano intorno alla storia d'amore tra il protagonista e la proprietaria della sala da te, a sua volta vedova di guerra, procedono di pari passo fino a convergere in un finale in cui fischiano le pallottole, cadono le bombe e tutte le storie trovano una conclusione.
Se come film di guerra in senso stretto, Cold Steel presenta più di un difetto (la mancanza di ritmo su tutto), come racconto sulla fenomonologia della guerra in rapporto con le piccole esistenza umane ha il suo valore, proprio perchè come già detto, attinge a piene mani all'oasi johnwooiana da cui sgorgano epicità, onore,fratellanza e destino: la guerra come specchio per tante esistenze, tutte più o meno segnate da un passato difficile che sovente torna a galla sotto forma di ricordi, ed è in questa lotta impari tra l'individuo e l'evento bellico che risiede tutta la poetica del film, che sotto questo aspetto risulta indubbiamente bello e convincente.
La storia d'amore tra il soldato e la tenutaria del salone da te, quella accennata tra il commilitone del protagonista e l'aiutante della sala da te, persino quella tra l'odioso ufficiale giapponese e l'infermiera al seguito sono tutte il contraltare alla violenza della guerra e alle esistenze spezzate; storie d'amore cui la guerra traccia la strada in maniera inequivocabile e che danno un senso alle presenze femminili del film, funzionali solo a questo aspetto.
Che poi il film sia pervaso di quella visione dicotomica secondo cui tutti i buoni stanno da un parte e i cattivi tutti dall'altra e di una certa retorica nazionalistica è pegno inevitabile da pagare in un lavoro che ha  come argomento l'occupazione giapponese della Cina, senza peraltro scadere mai a livelli imbarazzanti.
Peter Ho risulta credibile nella parte del cacciatore sempliciotto arruolato obtorto collo e Tony Leung Ka Fai da il giusto grado di rudezza e di lealtà alla figura del sergente; nel ruolo della tenutaria della casa da te Song Jia se la cava tutto sommato bene, in un ruolo essenzialmente secondario.

1 commento:

  1. Ciao missile, hai sempre scelte cinematografiche molto mirate e interessanti...Ho inaugurato un sondaggio del miglior film 2011 sul blog, passa a votare
    http://dino-freezone.blogspot.com/2011/12/vota-il-miglior-film-del-2011.html

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