Le tradizioni di Taiwan tra filetti di pollo e bistecche
L'opera prima del regista figlio d'arte Yeh Tien-lun ha sonoramente sbancato i botteghini di Taiwan in un momento in cui la cinematografia di quel paese sta vivendo una rinascita notevole , non solo dal punto di vista commerciale ma anche da quello della qualità.
Vedendo il film non è difficile capire perchè abbia avuto tale successo, visto che di pura commedia popolare si tratta, con tanto di partecipazione corale di grandi star del cinema taiwanese, che punta molto sulle tradizioni e sui costumi locali al punto di generare in certa critica occidentale (giudizio a mio avviso inconcepibile) la convinzione che il film possa risultare comprensibile a pieno solo dagli autoctoni dell'isola.
In effetti non è così, perchè comunque sono tematiche che seppur condite con una forte tinta folkloristica, sono assolutamente universali e basta conoscere un minimo certe realtà orientali, cosa che molta critica occidentale non fa forte della sua convinta centralità culturale, per poter dire che il film non solo non è incomprensibile per i non taiwanesi, ma anzi riuscirebbe a risultare interessante anche al grande pubblico occidentale, abituato alla valanga di commedie più o meno svaccate e ridanciane.
Il centro del racconto è il mercato notturno 888 , cuore pulsante del quartiere come lo erano una volta anche da noi i cortili interni dei grandi caseggiati, nel quale ,oltre a contendersi gli avventori a base di specialità culinarie, pulsa una vita quotidiana fatta di ricordi, di affetti e di contrasti, quasi un microcosmo che vuole perpetuate le usanze e le tradizioni di Taiwan.
Come rappresentante sindacale del mercato viene eletto Ah Hua, giovane dinamico e ben voluto da tutti, con un passato famigliare triste e che vive con la vecchia nonna; questo mondo che può apparire quasi fuori dal tempo è minacciato dalla potenza degli immobiliaristi senza scrupolo che vorrebbero chiudere il mercato per costruire enormi edifici commerciali e residenziali, spazzando così via famiglie e tradizioni.
Dietro a questo filone si nascondono ricordi di vita passati, episodi di grande umanità, amori che nascono quasi per sbaglio, prepotenze e cinismo che però nel finale pieno di sorrisi e di balli si sistemano tutti al posto giusto.
Il film possiede sicuramente un ritmo piacevole, sostenuto soprattutto da dialoghi serrati e divertenti e da personaggi curiosi e ben caratterizzati, rimanda sempre alla difesa delle tradizioni e della memoria minacciate da una impetuosa modernità incalzante; parte bene con uno spaccato di vita del mercato molto colorato nei suoni, nelle parole e nelle immagini, ma poi si adagia sempre di più su temi da commedia stereotipati disperdendo quella carica di umanità variopinta che lo aveva tenuto in piedi per la prima parte e termina con i buoni che rimangono buoni, i mezzi cattivi che si redimono e i cattivissimi che finiscono male.
Nel complesso il film si guarda con leggerezza, ma l'avere lasciato cadere nel vuoto tutta la forza trainante del folklore locale in favore delle atmosfere da commedia pure ha senz'altro nociuto alla complessiva valutazione del lavoro.
Come detto compare nel film, a conferma delle intenzioni di ancorare la pellicola alle tradizioni taiwanesi , Hsieh Yu-chen, vecchia gloria del cinema , nel ruolo del redento zio Chang e Lotus Wang e Chu Ko-liang, anch'essi attori stimati in patria e praticamente sconosciuti all'estero ma che hanno assicurato al film il grande successo al box office.
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