sabato 3 dicembre 2011

Guilty of Romance ( Sion Sono , 2011 )

Giudizio: 8/10
Il sesso ci salverà

Nell'attesa della tante volte annunciata e tante altre volte rimandata uscita di Lord of Chaos e dopo la poco convincente prova di Cold Fish, Sion Sono da sfoggio di una ritrovata ispirazione tumultuosa con Guilty of Romance, opera che lo riporta sui binari che dai tempi di Love exposure aveva parzialmente abbandonato e che sono quelli più congeniali alla sua strafottente e dissacratoria concezione cinematografica.
Il film , di cui esistono due versioni, una per il pubblico occidentale e l'altra un director's cut di circa 20 minuti più lungo, è un abile esercizo di divertimento che il regista si concede col pubblico: l'incipit infatti sembra orientare verso un thriller con tanto di cadavere smembrato e grottescamente ricomposto, rigorosamente abitato da una bella quantità di vermi, per lasciare ben presto il passo a quelle tematiche tanto care al regista che nella violenza e nella morte trovano la loro naturale esplicitazione.

Costruito come una serie di capitoli che dovrebbero presentare i vari protagonisti del racconto, ben presto la storia inizia ad avvitarsi su se stessa, incrociando le varie tracce narrative che convergono tutte in una sprezzante fotografia di alcuni aspetti della vita sociale giapponese.
Sono donne le protagoniste del racconto: una docile e sottomessa moglie (Izumi) che vive il suo ruolo di angelo del focolare con dedizione, serva di un marito scrittore apatico, che annoiata dalla quotidianità passa rapidamente da commessa ad attrice porno e a prostituta, allorquando incrocia sulla sua via la docente universitaria Mitsuko, che di notte si trasforma in una aggressiva prostituta, la detective Kazuko che è incaricata di risolvere il giallo della donna smembrata, la madre di Mitsuko , una donna che la vita ha già pesantemente segnato; a contorno di questa schiera femminile una serie di personaggi maschili tra cui spicca un mezzo ebete sempre sorridente mezzo maniaco e mezzo magnaccia.
Il filo si srotola tra le mani di Sono ingarbugliandosi ma col risultato finale di portare alla soluzione del giallo, insieme alla quale le esistenze delle varie protagoniste troveranno un senso compiuto ( o quasi).
Ancora una volta famiglie opprimenti, ipocrisia, conformismo, nebbie incestuose, ribellione popolano con vivacità affogate nel dramma il lavoro del regista giapponese: qui sembra essere il sesso, inteso nella sua accezione più ampia, compresa quindi anche quella più perversa, il punto di snodo della riflessione di Sono, tema tra l'altro caro al regista; è il suo potere taumaturgico che viene esaltato, come forza dirompente capace di distruggere convenzioni schemi e liberare dalle catene  il corpo sopito.
Sia Izumi che Mitsuko , la prima come effetto di una rivolta interiore al grigiore quotidiano, la seconda come una perversione innata , trasmessa dal padre , come ripete spesso la madre, trovano nel sesso un arma capace di far saltare il banco, azzerare le esistenze e ricreare una nuova identità che vuole andare oltre quella rigida catalogazione che la società nipponica prevede.
La ritrovata ispirazione di Sion Sono fa sì che questo lavoro  lacera profondamente e con cattiveria offrendo una personalissima visione sulla possibile via d'uscita dagli schemi sociali e personali: pur abbondando momenti in cui si da libero sfogo alla verve iconoclasta del regista con scene di violenza , autopsie e smembramenti, sesso quasi selvaggio con molte tonalità da pink-o (e infatti il rosa abbonda nelle scene di sesso), pulsioni nascoste che trasformano la brava mogliettina attenta a mettere le pantofole del marito nel giusto verso in una ninfomane,  tutto è perfettamente coerente col racconto e mai gratuito, regalando anzi alcuni momenti che poco hanno da invidiare alla fantasmagorica e anarchica follia narrativa di Strange Circus.
Con altrettanta bravura Siono dirige la sue attrici protagoniste, tutte in gran forma, Miki Mizuno nel ruolo di Kazuko , la detective, Makoto Togashi una cattivissima e lacerata Mitsuko, Megumi Kagurazaka, una sensualissima  Izumi dal seno florido e tornito, immerse nella notte dei vicoli della Tokyo del sesso e dei love hotel, alla ricerca di quel Castello di kafkiana memoria , ripetutamente citato e simbolico punto nevralgico della storia , al pari della Casa delle bambole di Ibsen e dei poemi antichi giapponesi.
Insomma Sion Sono torna a stordire e a lasciare il segno in maniera indelebile: se in Cold Fish era la violenza a fare felice l'uomo , ma lo aveva fatto senza convincere granchè, qui è la carne e la prepotenza del corpo a liberare e a restituire la vita per la donna.

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