martedì 12 giugno 2012

Full circle / 飞越老人院 ( Zhang Yang / 张杨 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Il riscatto della Terza Età

Quello che a prima vista può apparire come una lunghissima citazione, quasi un omaggio a Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, trasportato nella moderna Cina, è l'ennesima prova di bravura e di capacità narrative del regista cinese Zhang Yang, autore di quel Sunflower che rimane a tutt'oggi uno dei film più belli usciti dalla fucina dei registi della Sesta Generazione.
Sempre molto attento alle storie a forte impronta famigliare nelle quali giocano un ruolo fondamentale i rapporti parentali intesi come base della società cinese, Zhang stavolta costruisce un racconto che è anzitutto un sentito e doveroso omaggio alla terza età, a quella fascia di popolazione composta dai grandi vecchi che si caricano sulle spalle i loro fardelli pluridecennali.
Ambientato in una casa di riposo dove vivono numerosi anziani, ognuno con una piccola storia personale e famigliare alle spalle, quasi sempre fatta di abbandono e di solitudine, il film racconta , attraverso la metafora del viaggio e della realizzazione dei sogni ( o degli ultimi desideri), l'affermazione della propria identità di anziano e della dignità che tale fase della vita deve accompagnare.

Avvalendosi di un gruppo di straordinari personaggi , quasi tutti oltre i 75 anni, qualcuno persino oltre gli 80, Zhang Yang ci presenta una storia di ribellione, di riscatto e di pacificazione: stanchi della loro vita nella clinica un gruppo di anziani decide di preparare uno spettacolo da presentare in uno show televisivo che come premio regala il viaggio in Giappone per partecipare alla fase finale dello show; lo staff sanitario e i parenti si oppongono a tale progetto, ma i vecchietti , cocciuti e desiderosi di realizzare qualcosa con le proprie mani che regali vitalità non accetteranno certo di buon grado.
Alternando con grande sapienza momenti da commedia brillante ad altri drammatici nei quali a stento si trattiene la commozione, le storie personali vengono a galla: genitori abbandonati, altri ripudiati per errori commessi, altri completamente dimenticati, altri ancora semplicemente soli senza nessuno, qualcuno avvinghiato dall'Alzheimer che vive in suo mondo, immersi in una sorta di grido di dolore e di aiuto che si ispira ai più semplici dettami confuciani sul rispetto verso l'anziano e il genitore.
Il lavoro di Zhang vuole dare dignità a persone che pur tra malanni e menomazioni hanno ancora qualcosa da chiedere e molto da dare, è un sentitissimo appello alla coscienza personale e alla società affinchè non dimentichi le ataviche regole e le tradizioni nel mare dei miraggi che la modernità presenta.
La carrellata di personaggi è assolutamente strepitosa, presentati con spontaneità  che attira subito la simpatia creando da subito un legame empatico e di solidarietà, e anche quando Zhang calca la mano sugli aspetti più drammatici lo fa con classe e sincerità non abbandonandosi a gratuite situazioni strappalacrime, anzi in alcuni momenti (il dialogo tra nonno e nipote sotto le stelle, il bellissimo finale) si giunge a livelli poetici che colpiscono ed emozionano, e affidandosi nel finale ai canoni di un road movie sui generis.
Pare che il tema dell'anziano in Cina sia divenuto negli ultimi tempi uno di quelli centrali nel dibattito che sta intorno ai vorticosi cambiamenti che hanno investito il paese, proprio perchè fa parte di uno di quei capisaldi confuciani su cui si basano ancora oggi certe dinamiche sociali; Zhang Yang ha avuto il merito di raccontare un pezzo di vita del suo paese con garbo e passione, scrivendo pagine che difficilmente verranno dimenticate, così come ha fatto per larga parte della sua attività cinematografica.

2 commenti:

  1. mi hai convinto! Avevo visto la locandina e letto una mezza riga di sinossi e l'avevo scartato...invece...

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  2. Beh certo leggendo certe sinossi ultra sintetiche si può facilmente cadere in errore, ma se ti sono piaciuti i lavori precedenti di Zhang Yang, anche questo ti darà soddisfazione.

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