mercoledì 20 febbraio 2013

Headshot ( Pen-Ek Ratanaruang , 2011 )


Giudizio: 7/10
Com'è il mondo sottosopra ?

Guardare il mondo sottosopra offre nuove prospettive e soprattutto impone una maggiore attenzione nel posare lo sguardo e decifrare un universo che si specchia: questo dice Tul, poliziotto divenuto sicario e poi fuggiasco che in seguito ad un colpo di pistola ricevuto in testa si risveglia da un coma lungo tre mesi con questa nuova visione del mondo.
Intorno a questo evento al limite del fantascientifico, Pen-Ek Ratanaruang imbastisce un racconto che sta a metà strada tra il noir e l'indagine esistenzialista: la storia del killer ex poliziotto, ora braccato da nemici oscuri che lo vogliono morto, diventa un pretesto per raccontare le riflessioni che il protagonista che vede il mondo coi piedi in aria  mette in atto per dare un senso ad una vita da fuggiasco e che vorrebbe lasciare tutto alle spalle per adagiarsi nella pace meditativa buddhista che comunque gli eventi gli precludono.

Atmosfere da noir appunto, oscure, fatte di fredde pistole sempre infilate nella cintola, di fugaci incontri di sesso che diventano però passione profonda che rompe la solitudine cronica, di personaggi sporchi e corrotti, di crociate infervorate contro la malvagità e di aneliti spirituali si mescolano in un continuo turbinio temporale che spesso fa perdere la bussola.
Indubbiamente le atmosfere che il regista crea sono senz'altro l'aspetto più avvincente del film , quello che si lascia preferire, e questa tutto sommato non è una novità conoscendo il pedigree del cineasta tahilandese che abbraccia pienamente quel filone tipico di cui si foraggia certo cinema di qualità di quel paese.
Semmai è proprio il continuo rimestare nel tempo e lo stravolgere i piani narrativi  che lasciano qualche dubbio , proprio perchè ad un certo punto il fattore temporale sembra non avere più un senso, quando invece nella dinamica del racconto ce l'ha eccome.
Headshot risulta comunque un film valido, nel quale le riflessioni esistenziali emergono senza fagocitare la struttura della pellicola e confermano la bravura di Pen-Ek Ratanaruang soprattutto quando si applica nella manipolazione spazio-tempo grazie ad immagini di grande presa e che regalano momenti di tecnica superiore.
Guardare il mondo alla rovescia diventa una sorta di ribellione forzata che aiuta ad aprire nuovi scenari su un mondo in cui la malvagità regna sovrana e in cui anche l'abito da monaco non ti mette al riparo dalla violenza e dalla vendetta. 

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