giovedì 26 dicembre 2013

War [ aka Voyna ] ( Aleksei Balabanov , 2002 )

Giudizio: 8.5/10
Il Sergente Ivan, fratello gemello di Danila

La Guerra Cecena, storicamente suddivisa in due fasi che complessivamente si protrassero per 15 anni con una breve pausa, costituisce per la Russia, insieme alla invasione in Afghanistan, uno dei momenti storico-sociali più importanti degli anni che hanno seguito la fine della Guerra Mondiale; sulle problematiche derivate dalla guerra si innestarono quelle della profonda trasformazione sociale di una paese appena uscito dall'esperienza comunista e dalla dissoluzione dell'URSS.
Al contrario però delle esperienze belliche occidentali, americane in particolare, che hanno influenzato il Cinema in maniera spesso propagandistica e dozzinale, la Russia ha trovato il suo cantore di guerra in Aleksei Balabanov, regista che non conosce retorica, capace con la sua scarna ed essenziale forza narrativa di raccontare in War un episodio avvenuto durante la seconda guerra cecena.
Tutto il film è di fatto una lunga intervista ad un reduce della guerra, il sergente Ivan il quale ricorda dapprima la prigionia tra le montagne in mano ai ribelli ceceni quando nel suo stesso villaggio furono condotti due inglesi da usare come ostaggi per ottenere il riscatto dalla banda .

Il capo banda, uno dei tanti signori della guerra tribali della Cecenia, ha come obiettivo solo quello di racimolare soldi, come tanti , motivo per cui rilascia l'inglese che dovrà in due mesi mettere su il gruzzolo per il riscatto, pena lo stupro e la decapitazione della fidanzata rimasta in ostaggio; Ivan e il suo commilitone, essendo carne da macello priva di soldi e di valore, vengono anche essi liberati; altro prigioniero in mani ribelli è il Capitano Medvedev, per la cui liberazione il ceceno richiede invece uno scambio di ostaggi.
Ivan, da buon soldato, vede nel capitano l'eroismo russo e cerca di mettere in piedi lo scambio, una volta libero; l'inglese da parte sua vede tutte le porte serrate alla sua richiesta di denaro e quindi rintraccia Ivan per partire in una impresa solitaria folle.
Il realismo del racconto della guerra che rende War uno dei lavori più belli di Balabanov, non sta tanto nella descrizione della battaglia finale intorno alla torre che pure è un momento di grande tecnica cinematografica; la forza realista del regista russo sta nella descrizione del reduce cui la guerra ha fatto terra bruciata intorno: al suo ritorno famiglia disfatta, amici morti, futuro nero, al punto che partire per la sua guerra privata oltre che un atto di dovere per il Capitano ostaggio è anche l'affermazione del suo eroismo romantico e naif: abbiamo trovato in Ivan il fratello quasi gemello di Danila, solo un po' meno sognatore e con una scorza più dura tipica di chi ha capito bene il senso della guerra.
Appare carico di sarcasmo e di violenta denuncia anche il personaggio inglese che per rimediare i soldi non si preoccupa di dovere in cambio riprendere tutta la sua impresa con una telecamera, vero epigono della real-TV moderna.
Si guarda bene Balabanov, e francamente credo gli interessasse poco farlo, lanciarsi in dissertazioni politiche o morali sulla guerra: lui racconta, disegna uno scenario e i suoi personaggi e la storia cammina sulle sue gambe , con l'occhio attento di chi ha interesse solo per le gesta umane e la loro miseria; non mancano infatti millantati agenti KGB faccendieri, trafficanti di droga, ceceni divorati dall'odio tribale, politici sordi e reporter d'assalto.
La guerra secondo Balabanov è più sporca che mai, ma anche quella cecena che più sporca non si può, rifulge di una luce vividissima perchè libera da ogni sovrastruttura che non siano solo il racconto , i fatti e le persone ed il finale beffardo, raccontato da Ivan, non fa altro che sottolineare il distacco tra l'"eroe" quasi romantico e l'essere umano dei nostri giorni.

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