Giudizio: 6/10
Troppa testa e poca pancia
Quando si è di fronte ad un remake cinematografico due sono le condizioni irrinunciabili alle quali si deve sottostare prima della visione: premere il tasto “delete” in quella zona del cervello in cui albergano i ricordi del film originale ed evitare di porsi la domanda “ Perchè si fa un remake?”; tutto ciò vale ancora di più quando si parla di Old Boy , lavoro del coreano Park Chan-wook che risulta uno dei film più morbosamente amati ed ammirati in questo primo scorcio di nuovo millennio.
Il lavoro di Spike Lee che vedrà la luce nelle sale italiane il 5 dicembre, si colloca a metà strada tra l’omaggio ( parole del regista) e la rilettura del testo originale (un manga giapponese) con sguardo americano.
Joe è un tipaccio, ubriacone, separato dalla moglie e dalla figlioletta che lavora nell’ambiente pubblicitario, cerca di condurre gli affari a modo suo con risultati penosi, e una sera mentre si aggira ubriaco viene rapito silenziosamente. Venti anni di detenzione alienante , in una stanza con solo un televisore e fogli di carta su cui scrivere, nutrito con pessimi ravioli fritti, a rimuginare sul perché si trova lì fino all’abbrutimento completo.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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