lunedì 2 giugno 2014

Halima's Path ( Arsen Anton Ostojic , 2012 )

Giudizio: 8.5/10

Ispirato ad un episodio realmente accaduto, di quelli quasi inverosimili nella loro tragicità come solo le guerre regionali etniche sanno raccontare, Halima's Path è un ulteriore fulgido esempio di racconto scaturito dalla guerra in Bosnia in cui non c'è spazio per l'epica stile Seconda Guerra Mondiale, ma solo riflessioni su uno degli episodi storici più assurdi e drammatici del XX secolo: storie piccole di drammi personali immani che riflettono la tragedia di un popolo intero raccontate senza retorica nè faziosità.
Che le guerre , soprattutto quelle etniche, non abbiano inizio dal nulla è ben risaputo ed infatti il prologo di Halima's Path si svolge nel 1977, quando Tito teneva ben in mano ancora la situazione della Jugoslavia: due giovani , Safjia musulmana bosniaca e Slavomir serbo ortodosso si amano e la donna rimane incinta, nonostante la violenta opposizione della famiglia; la ragazza trova riparo dalla zia Halima, sorella del padre presso la quale da al mondo il figlio tenendo nascosta la notizia anche al padre, nel frattempo fuggito in Germania e al contempo abbandonando il neonato alla zia la quale lo crescerà come un figlio.

Cinque anni dopo la fine della guerra troviamo Halima che sopravvive al dolore per la perdita sia del marito che del figlio adottivo, entrambi rapiti dai Serbi e uccisi; grazie al DNA le forze dell'ONU riescono a consegnare i resti del marito, ma per il figlio occorre un DNA compatibile che non può esser quello di Halima;per tale motivo la donna  si metterà alla ricerca della nipote che nel frattempo è sparita.
Grazie a dei veloci ed efficaci flash back Ostojic ricompone il puzzle , a partire da quella sera in cui i Serbi si presentarono alla porta di Halima; flashback che non sono tanto funzionali alla struttura narrativa quanto invece sono  momenti che riemergono nella memoria della donna che come tante aspettano di dare una sepoltura ai propri cari.
Se il finale tutto sommato si presenta con qualche nota consolatoria, il sottofinale è invece di una durezza indicibile, perchè la scoperta della realtà rimasta nascosta tanti anni è qualcosa che riesce a superare persino il ricordo della guerra.
Halima's Path è lavoro di ampio respiro, bello nella sua cupezza, magnificamente girato, intimo ma al tempo stesso universale quando va a raccontare le ferite di una guerra come tante ne abbiamo viste, non alza mai la voce , anzi spesso tace e lascia parlare i volti e le immagini, racconta rimorsi e dolori, non oltrepassa mai il limite della pacatezza e non emette sentenze, costruisce una vendetta sottile non si sa quanto realmente voluta, racconta la guerra dalla parte di chi la subisce senza possibilità di poter cambiarne il corso.
Il lavoro di Ostojic, regista croato, della generazione del terzo millennio, ha ricevuto enormi riconoscimenti in molteplici Festival nel mondo: mai come in questo caso premi e menzioni sono meritate, perchè Halima's Path, splendidamente interpretato dalla croata Alma Prica, è uno di quei film che riesce a lasciare il segno e che va a stimolare le viscere nel profondo, stupendo e commuovendo nella sua lineare e glaciale semplicità


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