Giudizio: 6.5/10
Nel panorama ormai stagnante da qualche anno del cinema taiwanese, troppo ancorato alla commedia commerciale, Sweet Alibis, si pone come lavoro che cerca di dare nuova linfa attraverso strade alternative che guardano alla mescolanza dei generi.
Il regista Lien Yi-chi,che ben altre vie aveva intrapreso col suo precedente lavoro, sembra piegarsi anch'esso al cinema commerciale ma , come detto, attraverso una rilettura della commedia contaminata da altri generi crea un lavoro che possiede alcuni spunti interessanti pur non risultando certo opera da tramandare ai posteri quanto a qualità assoluta.
La storia ruota intorno ad una strana coppia di poliziotti impegnati a risolvere uno strano caso di droga e di morti avvelenati: lui ha come aspirazione quella di vivere una vita tranquilla, non ha mai usato una pistola e non gode certo dei favori dei superiori , va agli appuntamenti al buio e frequenta locali per uomini in cerca di compagnia; lei è la figlia del Capo, animata da grandi ideali e da una certa dose di superbia , al suo primo incarico.
La partita di droga è di quelle che scotta: chiunque entri in contatto con essa , o con i soldi derivati dalla sua vendita, fa una brutta fine veicolata niente meno che da una cioccolata che non manca mai sulla scena del crimine: il trafficante gemello di un noto attore, una coppia di ragazzotti alla ricerca dei soldi facili, una gang di malfattori per lo più gay.
E poi una serie di personaggi che ruotano intorno all'affaire: il gran Capo della polizia che scorreggia in continuazione, il nipote del poliziotto protagonista che vive con lo zio e che ha le stigmate del nerd-genio, una coppia in grave difficoltà per il cancro che affligge la moglie.
Tutto questo tourbillon di personaggi e una trama che si imbrica con essi facendosi sempre più intricata permettono a Sweet Alibis di creare una atmosfera che in continuazione ondeggia tra la commedia, a volte grossolanamente ridanciana, a volte dark ed il thriller, per poi sfociare in un trionfo di edulcorazione in un finale nel quale scopriamo che anche dietro i personaggi più biechi c'è un'impulso d'amore, sia esso quello paterno o parentale o addirittura poco convenzionale che fa approdare il film sugli usuali lidi romantici della commedia taiwanese.
Sweet Alibis è comunque film che si fa guardare con divertimento, impegna piacevolmente per il giusto tempo e non annoia: di sicuro però la filosofia che lo sostiene nella sua essenza è però un po' troppo dozzinale oltre che eccessivamente buonista.
Il mix di commedia e di thriller con sottofondo melodrammatico funzione abbastanza bene e la scelta di Lien Yi-chi di fotografare il film con una luce perennemente crepuscolare gli dona una atmosfera quasi da fumetto; qualche trovata risulta sorprendente , come quella di far cantare anche i morti in un duetto romantico, ed il ricorso a certe trovate da B-movie, come la cronica flatulenza e le battute allusive, hanno se non altro il pregio di tenere il film spesso e volentieri sopra le righe.
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