Giudizio : 7.5/10
“Quello che cerco di fare è trasformare la vita reale in immagini e suoni.Attraverso il Cinema vorrei immortalare questo o quel segmento della vita di tutti i giorni. Io sono interessato all’individuo all’interno della società cinese e voglio raccontare le sue storie specifiche e concrete”
Questo è il manifesto del cinema di Wang Bing, ribadito nel corso di una una recente intervista, cui il regista cinese si è mantenuto rigidamente fedele fin dal 2003 anno in cui il suo monumentale Tie Xi Qu : West of the Track si impose come straordinaria ed unica opera cinematografica.
Forte di questa convinzione Wang Bing gira l’immensa Cina e racconta ciò che vede: dall’inospitale e terribile Deserto del Gobi alle fredde regioni del nord, dal montuoso Yunnan al confine con la Birmania a Shanghai dove girerà il prossimo lavoro.
Durante il suo peregrinare nello Yunnan , divenuto fonte inesauribile personale di storie negli ultimi anni, proprio mentre girava Three Sisters, Wang Bing ha incontrato un’altra di quelle storie che accendono la sua sensibilità di grande narratore per immagini; così nasce Father and Sons , la storia di un uomo che lascia il suo villaggio e si reca nella città di Fuming a lavorare in una delle tante fabbriche che trasformano le pietre in polvere; dopo qualche anno viene raggiunto dai due figli maschi adolescenti che vivono con lui in uno squallido tugurio concesso loro dalla proprietà della fabbrica.
Ma Father and Sons è un film abortito, perché dopo qualche giorno di riprese , il proprietario della fabbrica minaccia la troupe e l’operaio, con sistemi che è facile immaginare, e Wang Bing è costretto a lasciare incompiuto il suo lavoro, potendo attingere a solo poche ore di girato per mettere insieme la ora e mezza scarsa di documentario.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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