domenica 22 febbraio 2015

Feng Ai [aka Til Madness Do Us Part] / 瘋愛 ( Wang Bing / 王兵 , 2013 )

Giudizio: 10/10

Quattro mesi passati all'interno dell'ospedale psichiatrico provinciale dello Yunnan, un periodo nel quale Wang Bing ha vissuto come ospite nella struttura non per conoscerla ma per farsi assorbire da essa e soprattutto dai suoi ricoverati, un periodo di tempo che doveva servire per far assimilare la sua presenza e quella del cameramen nel momento in cui finalmente ha iniziato a girare una storia tra le più straordinarie che il Cinema abbia mai visto.
Feng Ai , un po' superficialmente rinominato in Til Madness Do Us Part nel titolo internazionale, privandolo del poetico connubio dei due caratteri cinesi che significano follia ed amore, è opera che rompe definitivamente ogni schema nella cinematografia del regista cinese: definirlo documentario è quanto di più riduttivo si possa fare, perchè Feng Ai è la quintessenza del Cinema, la realtà non filtrata, non mediata, non raccontata con orpelli o finzioni, bensì cruda, pura , fatta di spezzoni di vite immerse in un mondo di follia.
I ricoverati dell'ospedale psichiatrico non sono tutti malati di mente, la struttura accoglie anche disadattati, barboni, persone scomode alla società e alle famiglie, addirittura persone senza nome, un universo variegato racchiuso in un luogo che incute timore e angoscia alla sola visione: un lungo corridoio quadrato che si affaccia su un cortile interno e su cui si aprono camere con 5-6 letti nei quali passano la gran parte delle giornate i ricoverati.

Il mondo esterno è dietro delle enormi grate che impediscono di uscire da questo riquadro pullulante di vite smembrate che lascia solo intravvedere i bagliori dei fuochi d'artificio per il Capodanno.
Nelle quasi quattro ore Wang Bing si muove furtivo e  silenzioso come una fantasma dietro i vari ricoverati , ognuno dei quali , nei suoi silenzi, nelle sue farneticazioni, nei suoi gesti ripetuti e spesso incomprensibili racconta una vita che si spegne.
Ma Feng Ai è anche film d'amore, un amore spesso folle e istintivo, quello che spinge l'essere vivente alla lotta per sopravvivere e non soccombere, l'amore per la vita che piano piano scappa di mano travolta dalla mente offuscata ma che regala ancora una vitalità che si esplica nella spasmodica ricerca di un contatto umano che faccia sentire il calore della vita, l'amore di un uomo e una donna consumato tra teneri abbracci limitati dalle grate che separano la sezione maschile da quella femminile, l'amore per una famiglia e una casa che nonostante tutto li ha ripudiati gettandoli nel mare magnum dell'alienazione.
I momenti laceranti e poeticamente splendidi sono numerosi: il giovane che corre a perdifiato lungo il corridoio, da poco ospite dell'ospedale e non ancora arresosi all'oblio della mente e che anzi lo contrasta con forza, la visita della figlia all'uomo appena ricoverato nella quale ci viene gettata in faccia la capacità di essere solidali che questi "matti" sanno trasmettere, l'incontro tra i due innamorati, pudicamente ripreso dal regista da lontano e nella penombra , dove si vede solo il turbinio delle mani che si intrecciano e si carezzano a vicenda, i discorsi notturni nella perenne luce giallastra tra due ricoverati che si ritrovano abbracciati nello stesso letto per trovare quel contatto e calore che la vita gli sta sottraendo, il breve segmento girato al di fuori dell'ospedale in cui Wang Bing segue uno degli ospiti rimandato a casa che nella notte scopre che le barriere del mondo libero sono solo più distanti ma pur sempre invalicabili nonostante la sua infinita camminata nella notte.
Feng Ai è il Cinema allo stato puro , poesia che sgorga dal racconto della realtà, in un'epoca in cui la realtà, globalizzata anch'essa, ha troppe facce per poter apparire sempre vera; è racconto di come follia e amore siano gli estremi di uno stesso segmento della vita che con una contorsione che va contro le leggi della fisica e della geometria si congiungono a formare un cerchio di cui sono lo snodo.
Ma soprattutto Feng Ai è un autentico capolavoro di arte cinematografica che va oltre la forma, un'opera che non ha bisogno di etichette perchè tutto appare talmente potente e vero da superare quasi la barriera sensoriale: Wang Bing dopo avere sconvolto i canoni del Cinema con un'opera quasi indescrivibile come fu  Tie Xi Qu, suo lavoro d'esordio, in questo film apre le porte alla visione cinematografica essenziale e purissima.
Feng Ai è un autentico capolavoro, è arte esposta fin nel suo nucleo centrale e Wang Bing ci regala probabilmente la prova definitiva, anche per i più scettici , della sua grandezza che lo pone in maniera indiscutibile nell'Olimpo dei più grandi narratori.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi