Giudizio: 5/10
Studentessa tutt'altro che modello e alquanto fancazzista, Lucy vive a Taiwan cercando di prendersi una laurea. La sua vita ha un improvviso e spettacolare cambiamento quando , per fare un favore all'amichetto, si presenta alla reception di un albergo con una valigetta in mano da consegnare ad un fantomatico Sig. Jiang: alea iacta est, la trappola è scattata , come quella che il ghepardo tende all'antilope; Lucy si ritrova davanti ad uno spietato gangster coreano cui la donna consegna la valigetta che contiene una nuova droga psicotropa sintetica , il CPH4 e cosa peggiore il cattivone ha deciso di usare lei e altro tre malcapitati come carrier della sostanza per il mondo: da Roma a Berlino da Parigi a New York con i cristalli blu infilati nella pancia.
Ma Lucy è pure sfortunata perchè un bruto cinese la riempie di botte che rompono il sacchetto nella pancia e mandano in circolo la droga rendendo la donna un essere dotato di poteri eccezionali. Perchè questo? Semplice, quella droga ha il potere di amplificare le potenzialità del cervello umano fino ai livelli di controllare il pensiero , essere onniscenti, praticamente immortali oltre che dotati di poteri fisici e mentali prodigiosi, dando una prova tangibile alle teorie del Professor Norman insigne studioso di neurobiologia che ci spiega , alternandosi alle gesta di Lucy, le prodigiose ( o presunte tali) capacità del nostro sistema nervoso centrale.
Ma Lucy non è solo questo; non a caso porta il nome della cosiddetta prima donna della storia dell'umanità, il primate scoperto negli anni 70 in Africa, diventa ben presto la prova tangibile dell'evoluzione e della capacità dell'uomo di poter controllare tutto se solo scoprisse come utilizzare quella parte di cervello silente.
Il film di Luc Besson si basa su alcune pietre miliari tipiche del regista: la figura di una eroina femminile come lo era Nikita, la prima che viene in mente, ma anche Giovanna d'Arco, l'impianto da film di fantascienza che nasconde riflessioni cosmologico-scientifiche, come era anche Il Quinto Elemento, una spettacolarità inevitabile anche quando c'entra poco con la storia ( le scorribande parigine sono quanto di più inutile visto in un film), effetti speciali in gran quantità e adire il vero neppure troppo mirabolanti; intorno a tutto ciò cerca di coagularsi una storia , che sebbene si mostri subito ispirata alla fantascienza, stenta a trovare una credibilità degna di tal nome, che alterna divagazioni dapprima scientifiche e poi filosofiche tra darwinismo e taoismo tenute insieme però alla meno peggio.
Il viaggio intrapreso da Lucy sotto l'impulso della sostanza neurotropa sembra un percorso a ritroso della storia dell'uomo fino al Big Bang e agli esseri monocellulari, quasi lo svelare di una coscienza cosmica che abbraccia tutte le esperienze da quelle biologiche primordiali a quelle psicologiche e mentali.
Il concetto della fallibilità umana e della sua incapacità a controllare non solo le sue azioni ma anche a capire il mondo che lo circonda è fin troppo evidente, e, nonostante gli sforzi del buon Norman che funge da cicerone scientifico, la struttura narrativa del film convince pochissimo, anche perchè soprattutto sul finire Besson si lascia prendere la mano, cercando di tenere insieme le tematiche del film d'azione con quelle filosofiche esistenziali; fin tanto che, soprattutto all'inizio, la storia presenta qualche elemento positivo che potrebbe fungere da ingranaggio propulsivo, Lucy qualcosa di buono lo sa offrire, ma poi si ha come l'impressione che il regista, pensando di finire in un vicolo cieco, si affidi al più classico dei revenge movie facendo scadere la pellicola persino nell'ovvio.
Scarlett Johansson è sicuramente un bel vedere, Morgan Freeman recita il solito ruolo come ormai fa da anni, Choi Min-sik è imbolsito a dovere e ben distante dalle prove anche recenti che lo avevano mostrato in buona forma, al punto di apparire quasi una caricatura dei suoi personaggi.
Insomma Lucy delude molto più di quanto interessi, ma ha il pregio maggiore nel lasciarci un chiaro messaggio, probabilmente involontario: molto meglio usare solo il 10 % del nostro cervello, quando va bene, beandoci nella nostra altissima imperfezione che controllare ogni neurone cerebrale e vivere una vita di perfezione tristissima.
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