Giudizio: 6.5/10
"Quello che mi ha interessato veramente è la storia d'amore non tanto i fatti criminosi, è questo squilibrio amoroso della coppia che diventa il nido del fascismo; c'è sempre qualcuno che cerca di dominare l'altro.".
Con queste parole Fabrice Du Welz ha commentato il suo ultimo lavoro presentato a Cannes nel 2014 all'interno della rassegna parallela della Quinzane des realisateurs; parole che sebbene appaiano opinabili, sono il succo di Alleluia, lavoro che gronda di carnalità: carni maciullate e carni frementi si alternano in un macabro ballo rappresentato in una scena quasi dionisiaca dalle forte tinte oniriche nel corso del film.
Quattro quadri che costituiscono gli episodi intorno ai quali il lavoro di Du Welz si sviluppa: nel primo vediamo Gloria , donna separata che vive con una figlioletta e lavora alla morgue, che conosce grazie ad un appuntamento al buio Michel, un attempato gigolò che si prepara agli incontri con riti esoterici in cui invoca l'aiuto degli elementi; l'uomo è in realtà un feticista, imbroglione che per professione seduce le donne per poi derubarle; con Gloria però le cose non vanno nel giusto verso, nella donna dopo il primo incontro esplode una gelosia ossessiva, per cui non riuscirà a liberarsi di lei, che è disposta a tutto persino ad abbondane la figlioletta presso una amica per seguire l'avventuriero.
I due iniziano a lavorare in coppia: da qui partono gli altri tre episodi , contraddistinti dai nomi delle donne che debbono fungere da polli da spellare; ma nonostante la coppia pianifichi gli imbrogli , la follia ossessiva fatta di possessività e gelosia di Gloria esplode in ogni momento facendo fallire il piano nel dramma.
Alleluia ribolle di tutto ciò che da un rapporto di coppia basato su fondamenta marce può generare: soprusi patiti in giovane età, perversioni , ossessione per il dominio sull'altro, violenza, follia, tutto ciò insomma che può essere considerato l'altra faccia dell'amore, o forse quello che l'amore inevitabilmente produce e che non si riesce a controllare e che viene efficacemente rappresentato dalla scena più simbolica del film, quella in cui Gloria canta una canzone d'amore con grande sentimento davanti ad un cadavere che un attimo dopo inizia a fare a pezzi.
Il rapporto tra Gloria e Michel è estremo, oscuro, traballante tra la volontà di dominio e l'incapacità di sottrarvisi, è descritto da Du Welz con toni che fanno tornare alla mente Haneke, senza avere però quella spietata lucidità che diventa glacialità del regista austriaco, risultando il vero nocciolo del racconto, che, va ricordato, si ispira ad un episodio realmente accaduto negli Stati Unit negli anni 40 e ripetutamente portato sullo schermo ( The Honeymoon Killers di Leonard Kastele del 1969 e Deep Crimson di Arturo Ripstein del 1996 i più conosciuti).
Per il resto però il film di Du Welz mostra notevoli pecche: la sceneggiatura è approssimativa poggiandosi sulla struttura quadripartita che ben presto però diviene ripetitiva, gli scatti isterici di Gloria sembrano più carichi di grottesco che di dramma anche a voler considerare la rapida metamorfosi che un amore malato e intenso può generare, il finale a metà strada tra redenzione e sconfitta non convince in pieno ed appare incoerente rispetto a tutta la storia.
Però Alleluia ha anche alcuni pregi che si fondano soprattutto sulla scelta del regista di usare il 16 mm dando a colori e luce mille sfumature oltre che una imprecisione dell'immagine che in epoca di digitale non eravamo quasi più abituati a vedere e sul tangibile senso di ossessione malata che trabocca in ogni scena; in quest'ultimo aspetto il regista belga ha fatto centro perchè se Alleluia è film che comunque merita la visione è proprio per questa atmosfera pesante e oscura che avvolge tutto il racconto mostrando e facendo quasi toccare con mano la capacità distruttiva dell'amore.
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