lunedì 20 aprile 2015

Our Sunhi ( Hong Sang-soo , 2013 )




Our Sunhi (2013) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Ormai assistere ad un film di Hong Sang-soo è come  trovarsi di fronte ad un loop interminabile, ripetitivo che si dipana a cerchi concentrici, quasi un segmento di una unica storia che racconta sempre le stesse tematiche. 
Per gli ammiratori del regista coreano, e sono tanti in considerazione dei premi che continua a ricevere indefessamente, compreso il Pardo d'Argento  conquistato a Locarno con questo Our Sunhi, si tratta di coerenza stilistica e di acuta osservazione di una realtà sempre più eterea; per i denigratori invece siamo di fronte  alla solita pantomima , raccontata sempre alla stessa maniera che dimostra una aridità ormai prossima al nulla.


Our Sunhi non sfugge alla disamina bifronte che se ne può fare , ovviamente, anche perchè certi pilastri narrativi di Hong sono tutti lì in bella mostra.
C'è la neo laureata in Cinema, Sunhi appunto, che vorrebbe andare a studiare in America, c'è l'ex fidanzato anche lui aspirante regista che ha già diretto un film che ha come tema la storia d'amore finita con la ragazza; c'è l'altro regista più navigato in crisi di identità che molla la famiglia e va a vivere da solo e c'è il professore cui Sunhi si rivolge per chiedere una lettera di referenze da presentare come requisito per continuare a studiare.

In un intreccio che diviene strada facendo sempre più grottesco, quasi comico, i tre uomini, per un verso o per l'altro cadono nelle grinfie della bella Sunhi la quale non cerca altro che qualcuno che dia cibo al suo ego e le regali la sua approvazione. Naturalmente i tre si conoscono e si può facilmente immaginare la strada che prende il racconto, sebbene, il finale, una delle cose più riuscite del film, non sia affatto scontato.
Quasi tutto il racconto, secondo tradizione cinematografica firmata Hong, si svolge intorno al tavolino di un bar tra bottiglie di birra scolate e soju ingurgitato a iosa: e allora ecco venire fuori frustrazioni, sproloqui, occhi dolci e mani intrecciate, sprazzi di isteria e di ossessioni, fugaci tenerezze, progetti e intenzioni, pillole di filosofia spiccia.
Al grido " Devo scavare dentro me per vedere cosa sono" ripetuto in svariate circostanze più una serie di giudizi, rivolti prevalentemente alla bella Sunhi, immancabilmente sempre uguali tra loro, assistiamo alla idealizzazione della donna e al concretizzarsi del concetto che "l'uomo è troppo emozionale mentre la donna è più decisa e sa quel che vuole".
In effetti la figura di Sunhi, scostante e volubile, diviene il fulcro intorno al quale si mette in scena il teatrino della solitudine e della incomunicabilità che si conclude con le fatidiche parole " La gente vive la vita nel modo che gli pare e non possiamo farci nulla", osservazione che non richiedeva certo 89 minuti di storia per essere spiegata.
Come già visto negli ultimi lavori , seppur mantenendo una struttura sia tecnicamente (piani fissi e zoomate) che narrativa sempre uguale, Hong sembra adesso provare un po' di empatia per i suoi personaggi: saranno pure isterici e vacui ma sicuramente hanno una bella dose di spregevolezza in meno, insomma bevono sempre da far schifo, ma almeno si insultano si picchiano e si infilano nel letto con meno frequenza.
Our Sunhi ha il pergio però di non risultare noioso, il giochino ad incastri incrociati fa anche sorridere ed il via vai dei vari protagonisti è bene armonizzato, da qui però ad affermare che Hong abbia fatto un film valido ce ne passa. 
Ormai il regista coreano è questo, la strada intrapresa è chiarissima, il suo cinema sta diventando una eterna rappresentazione cinematografica ad episodi con quasi sempre gli stessi attori, per cui attendersi qualcosa di diverso è pura illusione. 

2 commenti:

  1. Di questo regista avevo visto finora solo "Virgin stripped bare by her bachelors". Pur riconoscendogli tanti difetti (quelli che citi anche tu), devo ammettere che il meccanismo della ripetizione, delle frasi che i personaggi si passano l'un l'altro, del vedere sempre e solo due personaggi sullo schermo (solo nella scena finale vediamo insieme i tre uomini, ovviamente rimasti da soli e senza la ragazza) mi ha per certi versi affascinato. Alla fine, ogni tanto, sono anche felice che esistano film come questi...

    RispondiElimina
  2. il problema è che però da un po' di tempo il film è sempre lo stesso: sembra di assistere ad un film a puntate; all'inizio quel suo modo di plasmare il film era innovativo e i risultati buoni, poi però si è racchiuso in una specie di eremo dal quale si affaccia per ripetere all'infinito la stessa storia. Come aggravante c'è anche il fatto che ha perso qul sarcasmo che gli permetteva di creare personaggi detestabili nella loro solitudine, sempre pronti a bere e a litigare.
    Francamente ormai lo vedo quasi come fosse un passatempo, giusto per vedere come si ubriacano i coreani e quanto repressi sono.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi