Giudizio: 7.5/10
Da qualche parte si narra che una donna giapponese convinta della veridicità (millantata ad arte ) dei titoli di testa del film Fargo dei fratelli Coen in cui si assicurava che la storia raccontata fosse vera, sia partita dalla natia Tokyo per raggiungere le tundre gelate del Minnesota alla ricerca della valigetta zeppa di soldi che Steve Buscemi seppellisce sotto la neve.
Si narra anche che la donna dopo un lungo girovagare sia morta assiderata nel vano tentativo di trovare il tesoro.
La storia ufficiale ci dice che invece la donne fosse una squilibrata che morì nella neve del Minnesota per freddo e per un letale cocktail di farmaci.
Come sempre in questi casi la leggenda amplifica e mitizza la realtà, espressione di un desiderio oltre che di distorcere la realtà, di reinventarla con toni da favola moderna.
David Zellner comunque rimase colpito dalla storia e decise di farne la sceneggiatura di un suo film: Kumiko the Treasure Hunter è insomma il racconto tra fantasia e realtà di quell'evento, alla bisogna modificato nella sue veste cinematografica.
Kumiko è una giovane donna che vive a Tokyo come segretaria in una azienda: vita scialba, carattere taciturno , introverso quasi pavido fanno di lei una asociale vessata sul lavoro e con il solo coniglietto che tiene a casa come amico.
Tra le rocce in riva al mare trova una vecchia videocassetta del film Fargo che diviene la sua ossessione: ne studia i tempi, i luoghi e soprattutto è rapita da quella scritta iniziale in cui si assicura che la storia raccontata è verissima: povera Kumiko, non conosceva a fondo i fratelli Coen quando erano due simpatici e e geniali burloni che facevano sorridere anche nei laghi di sangue e nelle morti atroci.
Ricamata a mano una mappa che riprende la scena del seppellimento della valigetta da parte di Buscemi, Kumiko molla tutti, tiene per se la carta di credito del suo capo, mente spudoratamente alla madre che la assilla con telefonate sempre uguali e parte per Minneapolis con lo spirito dei Crociati o dei Conquistadores.
Qui ha inizio il suo personale road movie che come tutti i film di genere che si rispettino è anzittutto una carrellata di strambi personaggi; i due informatori turistici in aeroporto , la vecchietta che la raccoglie per strada nel gelo e che cerca di dissuaderla dall'andare a Fargo, il poliziotto che cerca sinceramente di aiutarla spinto da uno spirito filantropico fuori dal comune e il tassista sordomuto cui ruberà l'ultimo passaggio fino alla terra promessa.
Trapunta in spalla come un cavaliere in disarmo Kumiko raggiunge il suo obiettivo e quello che le si para davanti è la stessa scena che tanto l'aveva ossessionata: distesa di neve, lungo recinto di filo spinato, il silenzio intorno, tutto è come nel film.
Il finale quasi onirico e fantastico è probabilmente l'unico possibile per non cadere nell'ovvio o peggio nel ridicolo, a dimostrare che inseguire ostinatamente il proprio obiettivo a volte porta a risultati.
In effetti il film di Zellner è il racconto di un sogno quasi bambinesco, di un desiderio di toccare con mano una realtà trasposta dalla pellicola, è il racconto della forza di persuasione che il cinema, soprattutto quando si ammanta di magico, può produrre in contrapposizione ad una vita scialba, squallida e priva di ogni stimolo quale quella che la protagonista vive.
L'omaggio ai fratelli Coen è fin troppo ovvio e per far ciò Zellner (che curiosamente scrive e dirige abitualmente insieme la fratello) sceglie uno dei lavori più belli dei due registi, ma Kumiko è anche un omaggio, partendo un po' sarcasticamente da un fatto di cronaca tragico, alla capacita della celluloide di produrre sogni e miraggi.
Kumiko è insomma un lavoro più che piacevole, che getta ancora lo sguardo sull'America dei grandi spazi ( produce Alexander Payne che diresse nel 2013 Nebraska , anche questo il racconto di un tesoro da recuperare ) , l'ultima frontiera del sogno americano dove persino dopo tanti anni la neve conserva sepolta una valigia carica di soldi.
Sebbene l'atmosfera generale del film sia quella a cavallo tra la commedia ed il road movie, il personaggio di Kumiko racchiude in sè tutta la forza drammatica della storia che sa però generare una profonda simpatia per la protagonista interpretata da una bravissima Kikuchi Rinko, a conti fatti vero motore del film con la sua ossessione che diventa sogno , i suoi tormenti e la sua infelicità.
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