Giudizio: 7.5/10
Presentato non senza qualche sorpresa al Festival di Cannes , seppur fuori concorso, l'opera seconda del regista coreano Lee Wontae è in un certo qual modo una sintesi abbastanza completa di quello che è il cinema coreano di questi anni: lavoro di intrattenimento, grande e proverbiale ormai tecnica di ripresa soprattutto per le scene d'azione, un misto di generi che partendo appunto dall'action movie presenta venature di thriller, di dark comedy , di racconto fracassone pieno di botte e di atrocità varie, grande impronta ironica che riesce a rendere credibili, o quanto meno non totalmente assurdi , certi momenti della pellicola.
A tutto ciò aggiungiamo due personaggi anch'essi caratteristici del film di genere coreano, il poliziotto molto poco propenso a seguire le regole , preferendo invece le vie di fatto, che combatte il crimine e anche la corruzione dei suoi colleghi e il gangster truce, spietato, che muove le fila degli affari loschi e che in fondo in fondo una qualche reminiscenza di etica ce l'ha, abbiamo un quadro più chiaro sul perchè The Gangster , the Cop , the Devil ( titolo che racchiude almeno un paio di citazioni) risulta uno dei lavori più interessanti e divertenti di questa stagione del cinema coreano.
Se poi aggiungiamo che i due protagonisti, naturalmente avversari come impongono i ruoli, sono costretti a stipulare un patto affinchè un pericoloso serial killer che ha osato tentare di far fuori il boss possa esser catturato, è chiaro che il lavoro di Lee non può non diventare anche una divertente black comedy con momenti addirittura esilaranti e sempre sostenuti da una grande forza ironica.
Vedere il boss e il poliziotto che camminano in assetto da guerra con i loro scagnozzi attorno, eleganti e precisi i gangster, una masnada di pasticcioni i poliziotti oppure assistere ad una sorta di cena sociale, con tanto di bevute, nella quale i due gruppi stabiliscono i piani sono di certo due momenti che se non fossero sostenuti da una forte carica ironica sarebbero a dir poco assurdi.
Mentre il terzo personaggio che tiene in piedi la storia, il serial killer, si presenta fin troppo monolitico e privo di sfumature, i personaggi del gangster e del poliziotto godono di una buona costruzione che li rende credibili e capaci di sostenere il racconto: il detective, iracondo , pasticcione, provocatore, forte di una sua morale personale lotta per mettere fine alle gesta del serial killer e allo stesso tempo si rende conto che l'aiuto del boss può diventare decisivo; quest 'ultimo a sua volta vuole solo mettere le mani addosso al marrano che ha osato attaccarlo, violandone l'onore, per farne carne da macello e sa che può farlo solo assumendo un ruolo quasi "istituzionale".
Tra i due nasce uno strano rapporto fatto di scambi di accuse, di ironia e di tranelli, perchè in fondo ognuno dei due pensa di fregare l'altro una volta trovato l'assassino: uno lo vuole morto, l'altro in carcere anche se vorrebbe farlo a pezzi con le sue mani, e il finale riuscirà a trovare un giusto compromesso.
Insomma dire che il film si trasformi in un buddy movie sui generis è forse troppo , però nella loro imperfezione profonda , da eroi un po' fuori moda, i due sono personaggi credibili e veicolano tematiche valide, sebbene il tutto sia sempre trattato direi quasi con goliardia.
Il risultato è un film divertente, che ha momenti di azione ben costruiti ma soprattutto che non si prendono mai troppo sul serio, ripropone la figura del poliziotto un po' ruspante ma dedito alla causa così come dall'altra parte quella del boss che in fondo a qualche angolo del suo essere è in cerca di una redenzione.
Tutto quanto detto trova però la sua giusta sublimazione e il puntello fondamentale nella prova dei due attori protagonisti: sia Ma Dongseok (il gangster), che riesce a mostrare una serie di sfumature che vanno da Bud Spencer al più efferato personaggio criminale, che Kim Muyeol ( il poliziotto), fracassone e casinaro al punto giusto, offrono una prova da segnare con la matita rossa: bravi nel dare le sfumature giuste e altrettanto convincenti nel caricarsi di quella ironia che è il vero asse portante del film.
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