sabato 25 novembre 2023

Anatomia di una caduta [aka Anatomie d'une chut aka Anatomy of a Fall] (Justine Triet , 2023 )

 




Anatomy of a Fall (2023) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes di quest'anno ( i francesi, si sa, come un loro film si elevi anche se di poco sopra la mediocrità, non vedono l'ora di impalmarlo...) Anatomia di una caduta è il quarto lungometraggio di Justine Triet, che dopo una carriera ormai ultraventennale nel mondo cinema, raccoglie il prestigioso riconoscimento dopo una serie di altri premi che l'hanno comunque imposta come una delle voci più interessanti del cinema francese.
Onde poter da subito sgombrare il campo da pericolosi equivoci e accuse di spoiler, occorre dire che l'opera della Triet non è un thriller, o meglio non lo è nel senso cinematografico-letterario, e tanto meno è un legal thriller, sebbene buoni tre quarti della durata del film siano ambientati in una aula di tribunale; più propriamente possiamo affermare che la regista ha optato per una struttura da thriller classico con apparentemente tutti i canoni del genere, per affrontare in maniera verrebbe da dire quasi originale, tutt'altre tematiche.



Diciamo che la storia è semplicissima , come potrebbe essere quella di un thriller di Hitchcock che poi si avvolge intorno ad essa creando suspance e tensione: Sandra e Samuel vivono in uno chalet di montagna nelle Alpi francesi, entrambi sono scrittori, di successo lei, molto meno lui che anzi sembra in piena crisi ispirativa; hanno un figlio di 10 anni ipovedente in seguito ad un incidente di cui Samuel si sente colpevole; un giorno, dopo che Sandra si vede costretta a rinunciare ad una intervista in casa a causa del comportamento del marito che non trova da fare nulla di meglio di sparare a volume assurdo niente meno che la versione strumentale di P.I.M.P. di 50 Cent, Samuel viene trovato morto dal figlio e dal cane che lo accudisce nella sua semicecità , caduto dall'ultimo piano dello chalet con presente in casa solo Sandra; ovviamente ci vorrà poco agli inquirenti, e non poteva essere altrimenti, considerare la donna come una possibile sospettata.
Un anno dopo inizia il processo nel quale dovrà testimoniare tra l'altro anche Daniel il ragazzino figlio della coppia che del giorno dell'incidente ha dato una testimonianza contraddittoria.
Da questo momento in poi , in larghissima parte, tranne brevi momenti, soprattutto verso il finale, il film trova il suo habitat nell'aula di tribunale dove si deve decidere se Sandra abbia ucciso il marito o se invece questi non si sia suicidato oppure semplicemente caduto accidentalmente.
Come ogni legal thriller naturalmente si disquisisce su indizi, moventi, prove, testimonianze , accusa e sospetti, ma ben presto si capisce che l'aula del tribunale serve solo da auditorio per raccontare non la caduta accidentale o meno cui il titolo dell'opera fa riferimento, ma il percorso ed il destino di una storia coniugale che dietro una parvenza di normalità nasconde un groviglio di sentimenti contrapposti, di verità e di bugie, di rancori e di accuse che piano piano verranno a galla con l'indagine.
Ecco perchè Anatomia di una caduta non è un thriller; inoltre la sensazione tangibile , man mano che la storia va avanti, è che abbia poca importanza sapere se Sandra abbia ucciso o no il marito, cambierebbe poco o nulla rispetto a quello che abbiamo visto e saputo, facendo quindi venire meno il cardine di un thriller che è appunto l'attesa della verità o in alternativa del colpo di scena clamoroso che stravolga tutto; nell'opera di Justine Triet non c'è nulla di ciò e soprattutto non ne sentiamo la necessità , al punto che quel timido accenno a colpo di scena che dovrebbe rovesciare le carte, oltre che ben poco riuscito sembra addirittura forzato.
Naturalmente tutto ciò non significa che Anatomia di una caduta sia un film mediocre, semplicemente lascia un po' interdetti la scelta della regista di affrontare dei temi fondamentali nel rapporto della coppia e altri addirittura universali, come il concetto di verità, attraverso una struttura narrativa che troppo spesso scricchiola, dimostrandosi quasi una sovrastruttura inutile che oltre tutto porta il film ad una durata eccessiva (oltre due ore e mezza)
Non a caso uno dei momenti migliori del film è quello in cui in aula viene presentata come prova un audio registrato da Samuel in cui ascoltiamo  e , solo noi spettatori, vediamo un violento litigio tra i due alla viglia della morte di Samuel, così come è efficacissimo il racconto di un dialogo avuto tra Daniel e Samuel in macchina che il ragazzino riferisce in aula e che noi attraverso le sue parole sentiamo fare dal padre: due momenti di cinema bello , potente e penetrante che nulla hanno a  che vedere con il concetto di thriller.
Quello che invece di positivo emerge dalla pellicola è la disamina delle dinamiche di un rapporto complesso che è giunto ad un punto di rottura perchè troppo sbilanciato, nel quale si confrontano tra loro la tematica della colpa, il rancore reciproco tra chi accusa di egoismo e chi risponde che le scelte sono personali, il ruolo dello scrittore e la sua aderenza alla realtà nel perenne scontro tra finzione e realtà, il peso della diversa riuscita nel mondo della scrittura, e soprattutto il concetto di verità , intesa come valore assoluto, che trova nel dialogo tra Daniel, incapace di capire se la madre menta o dica la verità e la poliziotta incaricata di sorvegliarlo durante il processo: la verità diventa alla fine una scelta personale, perchè abbiamo bisogno di credere in qualcosa essendo la verità assoluta impossibile da raggiungere.
Nonostante la regia non appaia troppo solida, sicuramente ci sono alcuni momenti in cui la Triet mostra di avere però la mano ferma, coadiuvata da un'ambientazione montana bellissima e da un uso molto pronunciato dei primi piani.
Sandra Huller è l'elemento che nettamente si staglia su tutto il film, una interpretazione intensa e soprattutto che asseconda l'ambiguità che il personaggio emana, buona la prova di Swann Arlaud, l'avvocato della donna, anch'esso con una certa quota di ambiguità , soprattutto riguardo alla sua convinzione sulla innocenza di Sandra ed infine molto bravo Milo Machado Graner nel ruolo di Daniel, soprattutto nell'incalzante stupore che lo coglie man mano che apprende gli angoli nascosti della storia dei suoi genitori e che parallelamente lo porta ad una crescente incapacità di capire dove sta la verità.



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