mercoledì 12 gennaio 2011

Oki's movie ( Hong Sang-soo , 2010 )

Giudizio: 7/10
La donna come ago della bilancia


Anche quest'anno a Venezia Hong Sang-soo non ha fatto mancare la sua presenza, ospite ormai abituale delle kermesse europee dove solitamente riscuote grandi consensi, presentando il suo ultimo lavoro, questo Oki's movie che si presenta come un approdo del regista a tematiche che lo rendono sempre più assimilabile al cinema di Eric Rohmer, non a caso Hong riceve grandi elogi proprio dalla Francia che è divenuta quasi la seconda patria.
In effetti il regista sembra muoversi sempre nel solco a lui caro del cinema nel cinema che racconta la contrapposizione uomo-donna e la difficoltà dei loro rapporti, ma in questa occasione la sua visione sembra un po' più quieta, come se con questo lavoro avese trovato la quadratura del cerchio.
L'impianto del film si regge su quattro frammenti , legati tra loro solo per la presenza dei tre personaggi che compongono l'ormai consueto triangolo amoroso tanto caro ad Hong; in ognuno di essi è il cinema il protagonista, perchè è quello l'ambiente. come è consueto, in cui si svolgono i fatti.
La donna , Oki, in mezzo ai due amanti ,il giovane Jingoo e il maturo professore Song e su questo impianto si srotola il film con un percorso a ritroso partendo dal primo episodio che mostra Oki e Jingoo sposati con il secondo divenuto un cineasta di scarso successo, nonchè bevitore e fumatore accanito (costante nel cinema di Hong); nei due episodi centrali conosciamo Jingoo dai tempi della scuola dove incontra la futura moglie; nel terzo invece è il professor Song al centro della narrazione e nell'ultimo, una sorta di film scritto dalla stessa Oki sotto forma di ricordi autobiografici, i tasselli del racconto prendono tutti il posto che gli compete, fungendo da manuale dell'arte cinematografica di Hong in cui la donna si pone a giudice imparziale e sovrano tra i due uomini, come a trovare un punto di equilibrio.
In effetti il regista ci risparmia quel cattivo sarcasmo con cui ha tratteggiato tanti dei suoi personaggi, sembra che abbia quasi raggiunto ormai una ineluttabile spiegazione al suo interrogarsi sul rapporto uomo-donna, verrebbe quasi da dire che sembra un film "maturo" , poco animato da quella spasmodica ricerca di capire e privo di quella schiera di personaggi, il più delle volte detestabili, immaturi, labili, che avevano popolato i suoi lavori precedenti ma che davano grande umanità e credibilità al suo cinema.
Ecco allora che il paragone con Rohmer non è del tutto peregrino, pur mancando ad Hong quella acuzie e quella profonda universalità che era propria del Grande Maestro, ma la dinamica del suo cinema sembra averlo fatto approdare ad una più serena e forse rassegnata visione del mondo , dove , sembra, è la donna che si pone ad ago della bilancia tra le frustrazioni, gli egoismi e le immaturità maschili.
Personalemte preferisco l'Hong più cattivo e spietato dei lavori precedenti, ma probabilmente il regista ha deciso di guardare alle cose con un occhio diverso e più facilmente comprensibile e fruibile; spero solo che questo non sia un primo passo verso un conformismo, che seppur di stampo intellettuale, è sempre nefasto per il cinema.

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