sabato 22 gennaio 2011

Wheat ( He Ping , 2009 )

Giudizio: 8/10
La storia sul campo di grano


La battaglia di Changping del 260 AC tra il regno di Zhao e i Qin fu uno degli eventi che portò all'unificazione dell'Impero Cinese sotto le insegne dei Qin, usciti vincitori da quella battaglia. Su questo sfondo He Ping ambienta il suo film che se ha dei connotati storici ben delineati, d'altra parte è ben lontano sia dalle ambientazioni di lavori quali Hero sia dall'impronta nazionalistica che spesso le pellicole cinesi  d'epoca presentano in forma massiccia.
Il contesto storico fa qui da guscio soltanto per una storia che parla di uomini e di donne spazzati via dalla guerra e della sua violenza.
Al centro della narrazione due soldati Qin disertori che trovano rifugio in una città in territorio Zhao, un luogo abitato solo da donne e bambini, visto che gli uomini sono tutti in guerra; i due per salvare la pelle si spacciano per soldati Zhao e riscrivono completamente la storia della battaglia con esiti diametralmenti opposti, generando così nelle donne la convinzione della vittoria e  la speranza di rivedere presto i loro uomini di ritorno dalla guerra.
Naturalmente la fandonia, per quanto ben costruita, sarà inevitabilmente scoperta conducendo ad un finale drammatico che bene mette in evidenza la tragedia della guerra.
Per buona parte del film assistiamo , in un clima più spesso comico che tragico, agli eventi che si succedono nel villaggio, dove i due disertori, portatori della buona novella, sono trattati come eroi e ricoperti di interesse; poi nella seconda parte il registro narrativo che domina è quello drammatico, con i dubbi che iniziano a percorrere le teste delle donne, i vaticinii e il verdetto tanto atteso della sciamana del villaggio.
Sullo sfondo i magnifici e sterminati campi di grano, dove si trova riparo nella fuga, si gioca e si raccoglie il frutto del lavoro e dove He Ping fa spesso scorrere la sua macchina da presa che si fa largo tra le spighe.
Indubbiamente le due facce del film sono entrambe ben costruite ,anche se nella prima parte qualche scricchiolio si sente, rimanendo la storia troppo in superficie e presentando meno incisività; le immagini sono spesso ricche di poesia naturale, per nulla costruita e i personaggi sono ben raccontati, soprattutto verso il finale in cui il pathos sale di tono e il dramma diventa incombente, pur senza presentare fastidiosi eccessi.
Ne risulta quindi un racconto a tinte variopinte di personaggi cui la guerra ha tolto qualcosa, quando non tutto, e che tentano di sopravvivere anche quando sono investiti dal dolore; sarebbe fin troppo facile trovarvi una metafora sul segno che lasciano le guerre, ma He Ping è bravo a rimanere distante dalle ovvietà , così, come detto, da quel nazionalismo che nel cinema cinese spesso si affaccia, a maggior ragione quando va a raccontare periodi cui fare riferimento nella ricerca delle radici storiche e culturali.
Un gran bel film storico dunque, di grandi e piccole storie, di dolori e di speranza con intorno una natura (i campi di grano) che sembra rispettare soltannto i suoi immodificabili cicli.
Grandissima l'interpretazione di Fen Bingbing, intensa quanto serve, finalmente in un ruolo che può metter in evidenza le sue indiscutibili qualità; molto bravi anche Huang Jue e Du Jiayi nelle parti dei due disertori.

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