La vita di coppia secondo Ozon
Cinque scene per altrettanti momenti simbolo della vita di coppia compongono l'amaro e dolente compendio dell'amore coniugale secondo Francois Ozon, che con la consueta abilità unita ad una lucidità espressiva notevole mostra tutto il suo pessimismo sul rapporto di coppia, omo o eterosessuale che sia, visto come un illusorio momento di benessere in cui però sono altre le tematiche che si affacciano e che lo minano sin dall'origine.
I cinque frammenti di vita amorosa , come recita l'ingombrante sottotitolo alla versione italiana, come se allo spettatore vada spiegato sempre tutto, riguardano una coppia che seguiamo a ritroso, dal giorno in cui il divorzio diventa effettivo, con una lunga e agghiacciante lettura dell'atto di separazione, al giorno della confessione e del racconto della tragressione non condivisa e del tradimento, a quello della nascita del figlio, al matrimonio e al primo incontro, tappe che sono segnate come macigni, così ovvie e così uguali a molte coppie, ma raccontate con una partecipazione apatica dei personaggi, forse da subito consci del loro destino ineluttabile come lascia metaforicamente intendere il finale( che poi è l'inizio) in cui il sole al tramonto, nel luogo simbolo , ammantato di sacralità per il cinema di Ozon, che è la spiaggia.
La storia di Gilles e Marion si svolge , anzi si proietta sarebbe più giusto dire, in un clima perennemente sconsolato e mesto , in cui ognuno dei due ha sempre qualcosa per cui doversi far perdonare (lei la notte di nozze che si concede ad uno sconosciuto, dissacrante atto ozoniano rivolto al simulacro della luna di miele, lui che il giorno della nascita del figlio, fa mancare il suo appoggio alla moglie, rimanendo lontano dall'ospedale dove sta partorendo); questo scorrere a ritroso la loro vita ingenera della aspettative su chi guarda, una attesa per capire cosa ha minato quel rapporto, quale mistero si nasconde tra i due, ma di fatto Ozon non ci nasconde nulla, ci mostra solo quella che per lui è una inevitabile decadenza, facendo vibrare forte le corde del dolore e della disillusione.
Il film , costruito in questa maniera , coglie in pieno nel segno, e se le intenzioni di Ozon sono quelle di mostrarci come la difficoltà a confrontarsi rendano impossibile la convivenza, dobbiamo dire che ci riesce in maniera degna di un grande regista che non teme di mettere in mostra un naufragio sentimentale attraverso dei meccanismo relazionali sottili e spietati.
La coppia non appare mai tale, piuttosto due cosmi in continua attrazione e ripulsione privi di un seppur minimo equilibrio, persi nell'illusoria ricerca di una unione irraggiungibile , sopraffatti da bugie e rimorsi , patimenti e segreti, votati inesorabilmente all'infelicità.
Ozon si muove magnificamente nel cinque frammenti, grazie ad una regia priva di fronzoli, secca, tagliente , capace di mostrare ben oltre quello che la macchina da presa evidenzia ed il risultato è un film elegantemente costruito che va alla sostanza e non si perde in manierismi celati dietro lo stile.
I due interpreti sono degni della pellicola, anzi si può dire che ne impreziosiscono la riuscita , gazie ad una recitazione convincente: Valeria Bruni Tedeschi ( quasi conturbante in alcuni momenti ) e Stephane Freiss incarnano con pregevole efficacia il malessere che domina nei due.
Piccola nota sulle musiche: Ozon ha scelto tutti brani italiani (Conte, Tenco, Bobby Solo , Fidenco) per intermezzare i cinque momenti tra loro, una scelta azzeccata soprattutto per il brano di Paolo Conte che fa da sottofondo ad uno dei momenti più belli del film.
I cinque frammenti di vita amorosa , come recita l'ingombrante sottotitolo alla versione italiana, come se allo spettatore vada spiegato sempre tutto, riguardano una coppia che seguiamo a ritroso, dal giorno in cui il divorzio diventa effettivo, con una lunga e agghiacciante lettura dell'atto di separazione, al giorno della confessione e del racconto della tragressione non condivisa e del tradimento, a quello della nascita del figlio, al matrimonio e al primo incontro, tappe che sono segnate come macigni, così ovvie e così uguali a molte coppie, ma raccontate con una partecipazione apatica dei personaggi, forse da subito consci del loro destino ineluttabile come lascia metaforicamente intendere il finale( che poi è l'inizio) in cui il sole al tramonto, nel luogo simbolo , ammantato di sacralità per il cinema di Ozon, che è la spiaggia.
La storia di Gilles e Marion si svolge , anzi si proietta sarebbe più giusto dire, in un clima perennemente sconsolato e mesto , in cui ognuno dei due ha sempre qualcosa per cui doversi far perdonare (lei la notte di nozze che si concede ad uno sconosciuto, dissacrante atto ozoniano rivolto al simulacro della luna di miele, lui che il giorno della nascita del figlio, fa mancare il suo appoggio alla moglie, rimanendo lontano dall'ospedale dove sta partorendo); questo scorrere a ritroso la loro vita ingenera della aspettative su chi guarda, una attesa per capire cosa ha minato quel rapporto, quale mistero si nasconde tra i due, ma di fatto Ozon non ci nasconde nulla, ci mostra solo quella che per lui è una inevitabile decadenza, facendo vibrare forte le corde del dolore e della disillusione.
Il film , costruito in questa maniera , coglie in pieno nel segno, e se le intenzioni di Ozon sono quelle di mostrarci come la difficoltà a confrontarsi rendano impossibile la convivenza, dobbiamo dire che ci riesce in maniera degna di un grande regista che non teme di mettere in mostra un naufragio sentimentale attraverso dei meccanismo relazionali sottili e spietati.
La coppia non appare mai tale, piuttosto due cosmi in continua attrazione e ripulsione privi di un seppur minimo equilibrio, persi nell'illusoria ricerca di una unione irraggiungibile , sopraffatti da bugie e rimorsi , patimenti e segreti, votati inesorabilmente all'infelicità.
Ozon si muove magnificamente nel cinque frammenti, grazie ad una regia priva di fronzoli, secca, tagliente , capace di mostrare ben oltre quello che la macchina da presa evidenzia ed il risultato è un film elegantemente costruito che va alla sostanza e non si perde in manierismi celati dietro lo stile.
I due interpreti sono degni della pellicola, anzi si può dire che ne impreziosiscono la riuscita , gazie ad una recitazione convincente: Valeria Bruni Tedeschi ( quasi conturbante in alcuni momenti ) e Stephane Freiss incarnano con pregevole efficacia il malessere che domina nei due.
Piccola nota sulle musiche: Ozon ha scelto tutti brani italiani (Conte, Tenco, Bobby Solo , Fidenco) per intermezzare i cinque momenti tra loro, una scelta azzeccata soprattutto per il brano di Paolo Conte che fa da sottofondo ad uno dei momenti più belli del film.
Ozon è una vera miniera.
RispondiEliminaFra i film montati "al contrario", questo è uno dei più interessanti (insieme a "Memento" e a "Peppermint candy"). Qui , infatti, la scelta è significativa e finalizzata a trasmettere emozioni, soprattutto alla fine quando li vediamo felici e innamorati ma sappiamo già che non durerà...
Verissimo Christian, anche se è una immagine illusoria vedere quel tramonto che si staglia su una storia d'amore che comincia; Ozon mostra un pessimismo cosmico in questo lavoro che a mio avviso è tra i suoi migliori.
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