venerdì 28 gennaio 2011

In the heat of the sun ( Jiang Wen , 1994 )

Giudizio: 8.5/10
La Rivoluzione Culturale e le piccole storie quotidiane

E' questa l'opera prima di Jiang Wen , attore e , soprattutto , regista tra i più bravi del Cinema cinese, autore di quel Devils on the doorstep , lavoro tra i più belli in assoluto degli ultimi anni in Cina.
Per il suo esordio sceglie di dirigere un'opera dalla forte impronta auotobiografica, ambientandola nella Cina degli anni 70, ancora pervasa dall'onda lunga della Rivoluzione culturale; in quegli anni Jiang era un ragazzotto che viveva , come molti, quel clima tra l'esaltato ed il magico che si imperniava intorno alla figura del Grande Timoniere.
In questo lavoro i suoi occhi sono quelli del sedicenne Ma Xiaojun , protagonista della storia, emblema di quella gioventù cinese che vedeva i propri genitori vivere spesso lontano da casa tra missioni militari e lavori nei campi collettivi , cosa che lasciava ai giovani ampia libertà di poter vivere la loro vita; il gruppo di ragazzi su cui si impernia la storia sono amici sin dall'età infantile, e dopo varie peripezie, si ritrovano nella stessa scuola e a vivere il passaggio dall'adolescenza all'età matura.

Tutta la narrazione è percorsa da un senso di lieve spensieratezza, consumata nel caldo sole estivo, in cui scopriamo come Mia Xiaojun sia abilissimo nel costruire chiavi che utilizza per andare a frugare nelle case alla ricerca di ricordi ; in una di queste sarà fulminato dalla foto di una ragazza, Mi Lan, per la quale proverà una forma di ossessione giovanile, miscela di infatuazione e di amore che non troverà mai una soluzione.
L'allegra masnada , di cui farà parte anche Mi Lan, passa le sue giornate in scherzi, lazzi, qualche rissa, giochi, chiacchiere,fumate clandestine, occhi dolci, tuffi in piscina, emulazione di eroi cinematografici russi della rivoluzione, fino a quando tra rimorsi e separazioni, sogno e realtà le vie si separeranno.
Nonostante le quasi due ore e mezza di durata, il film si vede che è un piacere, tanto soave e ben calibrata è la narrazione, sostenuta dalla voce fuori campo di Ma Xiaojun che ricorda gli eventi di quella calda estate; un modo sicuramente personale e libero da ideologismi per raccontare un periodo storico che ha indubbiamente segnato la vita del regista; ed anche l'indubbia carica autobiografica non stona affatto, proprio perchè ben calata in un clima di sottile nostalgia e rimembranza.
Il frequente rimando alle opere epiche cinemtografiche russe denota la passione magica del regista per il Cinema, con qualche piccolo accenno neppure troppo celato alla censura; e Jiang si dimostra capace di raccontare un periodo storico con grande leggerezza e brillantezza, proprio come farà qualche anno dopo con il suo lavoro più bello Devils on the doorstep, utilizzando la forza dell'epica del ricordo.
La scelta di adoperare frequentemente tonalità di colore molto soffuse e calde spinge verso una sorta di intimismo che vuole essere però ben calato nell'epoca storica e il film ci regala alcuni momenti assolutamenti straordinari ( la rissa sulle note dell'Internazionale, le passeggiate sui tetti di Ma, la cena al ristorante russo).
Un ritratto d'epoca condotto con grande classe, sincerità e sentimento da un regista che già nella sua opera prima mostra tutta la sua bravura e il suo talento, un opera che vive sulla forza del piccolo racconto sulgrandioso sfondo storico, uno sguardo sulla Rivoluzione Culturale con gli occhi di chi l'ha vissuta da dentro, seppur con il cuore gonfio per un amore non corrisposto.
Mai premio fu più meritato a Venezia come quello assegnato a Xia Yu come miglior attore per la sua interpetazione semplicemente splendida del personaggio di Ma Xiaojun.

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