Il grande e magnifico ciclo della vita
E' piaciuto a tutti ed ha incantato non solo a Cannes, questo straordinario lavoro del thailandese Apichatpong Weerasethakul , uno di quei film che ancora ti fanno dire che il Cinema è il più grande spettacolo del mondo, la più grande fabbrica di emozioni che sanno uscire dallo schermo e saltarti addosso; uno di quei film che vorresti non finissero mai come una allucinazione piacevole e che una volta terminato vorresti rivedere da capo, subito.
Il regista thailandese dal nome impronunciabile è uno di quei cineasti capaci di parlare all'immaginario dello spettatore, avvalendosi di una tecnica formidabile e capace di investirci con un torrente di flussi emotivi leggeri e avvolgenti regalandoci tematiche anche smisurate , ma con una semplicità che necessita di una predisposizione d'animo a farsi assorbire in pieno; per tale motivo la visione del film travalica la semplice sensibilità ottica per aprire un buco nero nel quale si affollano la vita e la morte, la reincarnazione ed il karma, bufali che vagano nella foresta e pesci parlanti, fiaba e mito, il ciclo della vita e le creature della natura, un senso a metà strada tra l'animismo e il naturalismo, fantasmi , spettri, creature ibride , metà uomo e metà scimmia.
Tutto viene offerto allo stato brado senza mediazione, offerto alla sensibilità di chi guarda e alle sue capacità di manipolare realtà e fantasia, anche laddove , come figure eteree sono i fantasmi, portatori di leggende ataviche , a raccontare il ciclo vitale senza fine.
Lo zio Boonmee del titolo è un uomo malato, vicino alla morte, che vive i suoi ultimi giorni in compagnia di alcuni parenti e delle entità che dal suo passato affiorano (la moglie e il figlio morti) e compirà il suo ultimo e simbolico viaggio fin dentro una caverna dove una sua precedente vita ebbe origine, un luogo che che presenta la buia maestosità di un antro uterino, punto d'inizio di ogni vita. Il viaggio nella foresta che condurrà il piccolo gruppo nella caverna è uno dei momenti più belli del Cinema di tutti i tempi, impregnato come è di spiritualismo e reso in forma di immagine dal regista in maniera magnifica.
Stupisce veramente l'attaccamento del cineasta thailandese per certe tradizioni ed usanze, ultima ancora di salvezza per un mondo che si appiattisce e si formalizza nei modelli della tv ( bellissima in tal senso la scena finale) e della civiltà del chiasso e del rumore.
Weerasethakul ci offre una via d'uscita, un ritorno all'ancestrale legame con la terra e la natura e lo fa con un lavoro splendido, emozionante, girato con una maestria tecnica che lascia a bocca aperta e con quella sensazione, ahimè piuttosto rara, di avere assistito ad una pagina memorabile di Cinema.
Il regista thailandese dal nome impronunciabile è uno di quei cineasti capaci di parlare all'immaginario dello spettatore, avvalendosi di una tecnica formidabile e capace di investirci con un torrente di flussi emotivi leggeri e avvolgenti regalandoci tematiche anche smisurate , ma con una semplicità che necessita di una predisposizione d'animo a farsi assorbire in pieno; per tale motivo la visione del film travalica la semplice sensibilità ottica per aprire un buco nero nel quale si affollano la vita e la morte, la reincarnazione ed il karma, bufali che vagano nella foresta e pesci parlanti, fiaba e mito, il ciclo della vita e le creature della natura, un senso a metà strada tra l'animismo e il naturalismo, fantasmi , spettri, creature ibride , metà uomo e metà scimmia.
Tutto viene offerto allo stato brado senza mediazione, offerto alla sensibilità di chi guarda e alle sue capacità di manipolare realtà e fantasia, anche laddove , come figure eteree sono i fantasmi, portatori di leggende ataviche , a raccontare il ciclo vitale senza fine.
Lo zio Boonmee del titolo è un uomo malato, vicino alla morte, che vive i suoi ultimi giorni in compagnia di alcuni parenti e delle entità che dal suo passato affiorano (la moglie e il figlio morti) e compirà il suo ultimo e simbolico viaggio fin dentro una caverna dove una sua precedente vita ebbe origine, un luogo che che presenta la buia maestosità di un antro uterino, punto d'inizio di ogni vita. Il viaggio nella foresta che condurrà il piccolo gruppo nella caverna è uno dei momenti più belli del Cinema di tutti i tempi, impregnato come è di spiritualismo e reso in forma di immagine dal regista in maniera magnifica.
Stupisce veramente l'attaccamento del cineasta thailandese per certe tradizioni ed usanze, ultima ancora di salvezza per un mondo che si appiattisce e si formalizza nei modelli della tv ( bellissima in tal senso la scena finale) e della civiltà del chiasso e del rumore.
Weerasethakul ci offre una via d'uscita, un ritorno all'ancestrale legame con la terra e la natura e lo fa con un lavoro splendido, emozionante, girato con una maestria tecnica che lascia a bocca aperta e con quella sensazione, ahimè piuttosto rara, di avere assistito ad una pagina memorabile di Cinema.
Weerasethakul bisogna tenerlo d'occhio. ha un talento naturale che, ultimamente, latita parecchio, soprattutto dalle nostre parti.
RispondiEliminaquesto film (e il progetto che ci sta dietro) è stato una delle visioni più sconcertanti che mi siano capitate.
cinque stelle?
RispondiEliminabeh, allora sembra proprio da vedere :=)
Stavolta purtroppo non sono d'accordo... Per me questo film è pura fuffa.
RispondiElimina@einzige : se per sconcertante intendi qualcosa che stupisce a dismisura, sono d'accordo. Il regista è bravo, Tropical Malady era già un grandissimo film.
RispondiElimina@marco :le cinque stelle sono date d'istinto: d'altronde un film che vorresti non finisse mai non può che essere immenso.
@christian : e meno male che non si è sempre d'accordo, altrimenti sembreremmo i compari che cercano di mollare la patacca al fesso di turno :) D'altronde questo è un film che si presta a valutazioni estreme, in un senso o nell'altro; io posso dire che l'ho trovato carico di una spiritualità viva che mi ha entusiasmato.
è un regista che ho difficoltà ad inquadrare, sospetto che in parte abbia ragione anche christian, ma in fondo i suoi film mi incuriosiscono. boonmee devo ancora recuperarlo, a questo punto attenderò il dvd.
RispondiEliminaCapisco pienamente iosif , è un regista col quale non è facile entrare in sintonia ( il che non significa che chi ci riesce è bravo, sia chiaro), come molti thailandesi a dire il vero.
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