lunedì 31 gennaio 2011

Anatomia di un rapimento ( Akira Kurosawa , 1963 )

Giudizio: 8.5/10
Noir e la forza dell'etica


E' senz'altro uno tra i lavori più atipici della filmografia del Sommo Maestro: anzitutto perchè è una delle rarissime incursioni nel noir, poi perchè anche nella struttura , oltre che per i riferimenti, si avvicina molto ad un certo modello molto occidentale di intendere il Cinema, specificatamente il giallo di stampo americano.
Kurosawa divide il film in due parti ben separate tra loro: una fase iniziale, molto teatrale, con un unico ambiente costituito dalla casa di Gondo , ricco industriale , in cui si consuma il tentato rapimento del figlio a scapito del figlio del suo autista che viene scambiato per il vero obiettivo, e gli inziali contatti con il rapitore.
Ed una seconda parte che si incentra sulla liberazione del ragazzino , dopo il pagamento di un riscatto che comunque l'uomo paga, anche se la perdita di quei soldi lo manderà in rovina, e sulle indagini della polizia.
Se nella parte iniziale la narrazione si incentra sul dilemma che tormenta l'uomo (pagare o no il riscatto, anche se il rapito non è il proprio figlio) e su una analisa etica, la seconda racconta con grande precisione le tecniche investigative e si presenta come un noir a tutti gli effetti.
Ovviamente Kurosawa , ben lungi dal banalizzare una trama come tante, infarcisce il racconto con riflessioni sulla natura dell'uomo, sul delitto e il castigo ( creando ancora una volta echi dostoevskiani), sulla struttura sociale metaforicamente grandiosamente rappresentata dalla lussuosa villa di Gondo che domina dall'alto le catapecchie dei quartieri poveri, dove regna l'umidità e il buio e immancabilmente impestati dalla consueta acqua putrida stagnante, sulla disperazione umana che si riconosce nei derelitti del quartiere dei tossicodipendenti.
Di contro il rigore morale di Gondo che mette a repentaglio la sua fortuna finanziaria e il suo onore pur di salvare il figlio del suo autista, fungono da motore positivo per tutta la narrazione.
Il finale con il drammatico confronto tra Gondo e il rapitore fotografa la filosofia che sta alla base del film, in cui l'impianto da noir funge solo da struttura portante , emergendo alla fine invece il consueto spirito umanistico che palpita in tutti i lavori del Grande Maestro; anche in Anatomia di un rapimento troviamo una superba interpretazione di Toshiro Mifune, bravissimo nel ruolo del ricco industriale.

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