domenica 2 gennaio 2011

Exte : Hair extension ( Sion Sono , 2007 )


Giudizio: 7/10
Sempre capelli, ma stavolta uccidono


E' probabilmente un lavoro da considerarsi minore nella cinematografia di Sion Sono, senza che questo debba intendersi come un connotato negativo, in quanto, pur non raggiungendo nè le vette del suo capolavoro Strange Circus che lo precede, nè quelle dell'eccessivo e rutilante Love Exposure che lo segue, Hair Extension è film bello, atipico forse, considerando lo stile particolarissimo che distingue il regista, apparendo quasi come un intattenimento leggero , anche se al suo interno alcune delle tematiche che sempre accompagnano i film di Sono sono ben presenti.
Inoltre , cosa da non sottovalutare nel formulare il giudizio, il film trabocca di una scanzonata e dissacrante ironia sul J-horror, quasi ad assurgere a parodia: quello che per centinaia di film  del genere è un topos consolidato, quasi sacro, per Siono diventa oggetto di sarcasmo: i lunghi capelli che scendono sul viso, diretta emanazione del Ringu nakatiano, diventano in questo lavoro, i protagonisti assoluti, ma nei modi e nelle forme che al regista sono più consone, tra feticismo e splatter.
I protagonisti indiscussi della pellicola sono i capelli, che spuntano ovunque, raccapricciante mezzo di vendetta che un cadavere di una giovane donna, martoriata e privata di organi dai trafficanti, produce a dismisura anche da morta.
Il cadavere della giovane viene trafugato e  conservato da un addetto all'obitorio, feticista attratto morbosamente dai capelli, il quale li vende ai saloni di bellezza come extension e che una volta impiantati sulle donne, prendono vita uccidendo il possessore e tutto ciò che lo circonda.
Nella storia il posto d'onore ce lo ha anche una giovane estetista Yuko, che suo malgrado, si trova a dover affrontare la minaccia e a proteggere la nipotina che lei ha sottratto alle violenze della sorella scellerata.
Yuko ha dei capelli lunghissimi e bellissimi, dritti come spaghetti (come tutti i giapponesi) e non può sfuggire alle attenzioni morbose del feticista, fino ad un finale surreale (che film di Siono sarebbe senza lo sprazzo di surrealismo?) in cui persino il cadavere produttore di capelli troverà, forse, pace.
Feticismo e sarcasmo, parodia macabra e denuncia (violenza sui minori, trafficanti d'organo, affannosa ricerca dell'apparire, rimorsi vari ) si intecciano così in una storia tutto sommato lineare, forse anche troppo, in cui però gli impulsi dell'originalità del regista sono sparsi qua e là senza un ordine preciso, sufficienti però a dare quel tocco di imprevedibile e di piacevolmente eccessivo al film.
Il ruolo di mattatore toca stavolta a Ren Osugi nel ruolo del feticista , mezzo freak e mezzo pervertito, personaggio riuscitissimo, ben affiancato da Chiaki Kuriyama , la Gogo Yubari tarantiniana, nella parte di Yuko.

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