mercoledì 8 giugno 2011

I giorni del cielo ( Terrence Malick , 1978 )


Giudizio: 8.5/10
Il mito dell'America e dei grandi spazi

Cinque anni dopo quella che a tutt'oggi rimane probabilmente la sua opera più grezza e al contempo più genuina, Terrence Malick diresse I giorni del cielo che per buona parte segue il solco segnato da Badlands e , contemporaneamente, arricchisce di tematiche spirituali il credo cinematografico del regista.
Ancora il natio Texas, visto stavolta come meta dell'anelito alla fuga da una realtà deprimente, un Texas rurale all'infinito, dove esistono solo grani distese di campi coltivati in cui la natura trabocca di vita e di un armonia abbaglianti.
Ancora la voce fuori campo narrante di una adolescente che racconta la drammatica storia di Bill e Abbey e della giovane narratrice Linda che riversa sulla schermo quello che Malick racconta con le immagini bellissime di una ambientazione rurale, quasi georgica in cui però la violenza che è propria della natura è pronta ad esplodere.

Ancora il mito di una America che è stata quella degli spazi sconfinati, della lotta per sopravvivere in un'epoca che offriva pochissimo se non la speranza.
Di nuovo compare una spiritualità che è il nocciolo intorno al quale sin da più di trenta anni fa si è formato il magma primordiale che Malick sublima nel recente The tree of life.
Una storia di amore e solitudine, di morte, rimpianto e colpa dalla quale non c'è via d'uscita , una storia di sogni infranti sul greto di un fiume ed un epilogo che sembra voler dire che il mondo va avanti, nella sua imperfetta armonia.
Pur risultando nel complesso un gradino al di sotto di Badlands, anche questo lavoro offre momenti di Cinema di una grandiosa ariosità, di sterminata bellezza: l'incendio nella coltivazione, l'invasione delle cavallette, l'infinita potenza della natura nei suoi spazi sconfinati , l'affacciarsi di fagiani e conigli, cani e cavalli ed un sottofinale tanto drammatico quanto coerente con la narrazione.
Malick sa far vibrare forte le corde giuste e sa raccontare con una regia ricercatissima una storia che affonda nella visione mitica dell'America, quasi come lo erano certe ambientazioni dei western, avvalendosi di un giovanissimo ed efebico Richard Gere, a dire il vero non convincentissimo, nella parte di Jack e di un bravissimo e giovanissimo Sam Shepard nel ruolo del fattore, già magnetico al punto giusto.

2 commenti:

  1. L'invasione della cavallette, che scena.
    Come ho già scritto, è l'unico film di Malick visto. Mi sa che perderò quest'ultimo recente vincitore a Cannes, che amarezza aver poco tempo ed energia per il cinema !

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  2. Beh Bruno hai tempo per porre rimedio, comunque The tree of life è film che va visto.

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