La natura e Dio
Per scelta personale ho sempre preferito scrivere del film appena visto in quasi presa diretta, appena passati i titoli di coda: mi rendo conto però che esistono alcuni lavori , e questo attesissimo di Malick ne è il capotistipite indiscusso, che meriterebbero una sedimentazione prima di potere essere discussi, motivo per cui si è portati più a mettere nero su bianco emozioni e pensieri fugaci e a volte neppure troppo bene strutturati.
The tree of life ha l'indubbio pregio di lasciarti inchiodato alla sedia quando già scorrono i titoli di coda da un po', quasi a voler rimettere ordine nella mente sollecitata dal fiume di immagini, nonostante qualche movimento di troppo sulla poltrona nella lunghissima parte centrale: questo di per sè è già sinonimo di film che merita la visione.
Il lavoro di Malick, vincitore quasi annunciato a Cannes, sa offrire momenti di cinema immenso, dove la quotidianità e la storia comune scivolano nell'universalità, alternati a tratti in cui sembra che il regista voglia abbandonare la retta via per disperdersi in minuscoli e tortuosi rivoli a forte impronta autobiografica che, soprattutto nella lunga parte centrale , appaiono un po' troppo fine a se stessi.
Laddove Malick riesce nella sua disamina sulla vita e sulla morte a fare respirare il film a pieni polmoni, siamo di fronte a momenti di assoluta grandiosità, in cui Grazia e Natura, Fede e Uomo, il mistero della vita e la sua darwiniana progressione, riempiono la narrazione con sincerità mistica e con immagini che commuovono; il lungo inserto in cui con le sole immagini Malick narra il mistero della nascita della vita tra vulcani e magma primordiali, esseri preistorici e natura che si evolve fino a diventare imperante va ascritto sicuramente tra i più belli ed emozionanti momenti degli ultimi anni nel mondo del Cinema.
Il progetto del regista americano è ambiziosissimo: guardare alla vita e alle sue radici (impersonificata nell'immagine degli alberi giganteschi che sovrastano spesso le immagini) con l'occhio di chi di fronte al creato prova stupore, ricerca la presenza di Dio e vede l'Uomo calato in un mondo dove comunque dovrà adeguarsi alle leggi divine e a quelle della natura.
L'uomo , la cui storia sulla terra viene narrata attraverso le vicende di Jack, primo di tre figli di una famiglia come tante del Texas anni cinquanta, che troviamo poi adulto a ripensare all'ombra dei grattacieli alla sua esistenza, tra un padre autoritario e una madre fin troppo benevola, drammaticamente segnata dalla morte del fratello minore, la cui anima ancora si dibatte alla ricerca di spiegazioni che forse solo un enorme forza nello spirito può aiutare a trovare.
Ma è proprio nella parte centrale, tutta imperniata sul racconto famigliare irto di troppa ripetitività delle situazioni e di una certa incoerenza con il tema principale della storia, che il film perde smalto e sembra afflosciarsi su un ritratto famigliare sin troppo ovvio, e l'apoteosi finale, di nuovo ammantata di metafisico,se da un lato cerca di dare un senso alla lunga tirata famigliare, dall'altro amplifica ancora di più il doppio binario su cui il racconto si muove.
Molto meglio allora l'immancabile voce fuori campo che di volta in volta si pone domande esistenziali colorate di misticismo, questioni che scuotono l'uomo da quando ha deciso di confrontarsi con Dio, molto più efficaci le immagini che sembrano richiamare all'utero materno come punto di origine fisico della vita, e molto più pregnanti le riflessioni su Dio e Natura, bontà e perfezione contro violenza primordiale.
Va riconosciuta a Malick una regia bellissima , supportata da una splendida fotografia , da un montaggio perfetto e da musiche bellissime, seppur un po' ridondanti, e soprattutto gli va riconosciuta una lodevole coerenza con se stesso e con il suo Cinema sofferto e tribolato, motivo per cui The tree of life è film che va visto, va , come detto lasciato sedimentare, ma che a primo impatto soffre di un bipolarismo tra una grandiosità che risiede nella tematica espressa e un certo appiattimento troppo colorato di autobiografia.
come ho scritto da me, il film mi ha colpito molto: per i temi e le riflessioni che ne scaturiscono dopo la visione (assenza/presenza di Dio, il miracolo della vita e della nascita, la straordinarietà dell'uomo) e per le splendide riprese da cui è contraddistinto: Malick non sbaglia un'inquadratura, e le musiche e il montaggio imprimono alla pellicola un lirismo e una bellezza uniche. Forse è un pò troppo lungo, è vero, ma resta un grande film davvero.
RispondiEliminaDal punto di vista tecnico è un film bellissimo, la regia di Malick regala momenti da tramandare ai posteri. Però, anche a distanza di giorni, rimane la perplessità forte per una parte centrale lunghissima e troppo romanzata.
RispondiEliminache poi ho letto che malick sta già girando un altro film, ma di solito non passavano almeno 10 anni fra due sue pellicole? :)
RispondiEliminainfatti, lui inizia a pensarlo, poi ci mette mano e tra una fisima e l'altra passano 10 anni :)
RispondiElimina