Giudizio: 9/10
La leggenda dell'amore impossibile
Ispirato ad una antica leggenda cinese che narra la storia di un amore impossibile fin oltre la morte, Tsui Hark regala con questa opera una delle sue più belle realizzazioni a livello quasi dei capolavori quali Peking Opera Blues and Shanghai Blues, in cui dimostra come ,ove il canovaccio della storia lo consenta, la sua sfrenata e immaginifica concezione del cinema si estrinseca con maggior enfasi.
E' la storia dell'amore impossibile tra Sha-pak e Ying-toi, due giovani che si conoscono presso una prestigiosa accademia, presso la quale i genitori di lei la inviano, dopo averla opportunamente camuffata da maschio onde poter aggirare le severissime regole della scuola ( e le leggi sociali, siamo nel III secolo d.c.), affinchè acquisisca doti da letterato per le quali la giovane sembra poco propensa.
La differenza sociale tra i due non impedisce il sorgere di una amicizia, venata dall'ambiguità circa la reale identità della ragazza/o: tutta la parte centrale , all'interno dell'accademia, è gioiosamente e coloratamente percorsa da questo status di amicizia/attrazione che si ingenera tra i due e con essa anche i dubbi.
Richiamata a casa perchè promessa sposa ad un rampollo di una ricca e potente famiglia che darebbe ulteriore lustro al clan della ragazza, Ying-toi squarcia il velo del dubbio e si rivela a Sha-pak , strappandogli una promessa di matrimonio, che il giovane appena divenuto funzionario si accinge a mantenere.
Le trame politiche e di potere spingono però la ragazza verso il matrimonio concordato , cui neppure un tentativo estremo di fuga riesce a mettere riparo.
Finale in pieno stile melodrammatico con il ragazzo che muore e Ying-toi che non trova pace fino a che il corteo nuziale non passerà di fronte alla tomba dell'amato.
Tsui Hark si trova pienamente a suo agio con storie che attingendo alla leggenda e alla tradizione gli permettono di dare sfogo al suo sbalorditivo estro visivo; tutta la vicenda ha i colori della fiaba raccontata con stupore e con grande attenzione alle atmosfere e alle ambientazioni, sotto la quale cova il nocciolo della narrazione: l'amore impossibile osteggiato dal destino e dagli interessi personali, una tradizione che spesso è cieca di fronte ai sentimenti, la congiunzione delle anime solo nella morte, descritto il tutto con toni che scivolano sovente nella tragedia di stampo greco.
E' proprio questo contrasto tra il mondo colorato e ricco di umanità e il dramma d'amore che danno a The lovers le stigmate di un lavoro indimenticabile, nel quale c' è spazio per la visionarietà del regista, per il suo gusto per la fantasy, per la sua potenza espressiva spesso resa con barocchismi ed eccessi che in mano ad altri sarebbero di cattivo gusto, ed anche il finale sinceramente commovente e dal tono apocalittico tra tempeste, tombe che si aprono, cielo livido, così come anche altri momenti , sembra assolutamente coerente con l'arte cinematografica di un regista che è capace di trasformare immagini che sembrano fuori dalle righe in momenti di cinema eccelso.
Le farfalle che prendono vita begli ultimi fotogrammi sono la reincarnazione delle anime dei due amanti tribolati e sebbene l'immagine possa sembrare a prima vista quasi stucchevole, in verità dona un senso di compiuto ad un amore che non aveva diritto di albergo nel mondo reale, una amore che si crea, quasi fosse una storia di formazione e di ingresso nella vita, celato dietro l'equivoco iniziale ,che regala momenti bellissimi e divertenti (i due che si fanno le smorfie quando Sha-pak suona la campanella è scena da Olimpo cinematografico); a ciò concorre in modo decisivo la bellissima prova interpretativa dei due esordienti o quasi Charlie Young e Nicky Wu (curiosamente entrambi taiwanesi di nascita) che negli anni seguenti scaleranno rapidamente i gradini della notorietà.
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