Ancora un delitto irrisolto
Ispirato in maniera piuttosto fedele ad un efferato ed inspiegabile delitto rimasto impunito , avvenuto in Corea nel 1997, il film si presenta come un thriller processuale, dove soffia ogni tanto il vento lontano di Memories of murder, anche se ciò che emerge con più chiarezza è un forte senso di sfiducia per l'impossibilità a chiudere un caso così assurdo.
Un giovane viene sgozzato in un bagno di un locale pubblico in maniera apparentemente immotivata; subito finiscono nel mirino, con pesanti indizi a carico, due ragazzi entrambi per metà americani, uno dei quali militare; tutto lascia intuire senza dubbio che l'assassino sia uno dei due , i quali una volta messi alle strette si accusano a vicenda dando versioni diverse dell'accaduto. Man mano che il procuratore Park prosegue nelle indagini si rende conto dell'assoluta mancanza di movente e che il delitto è stato un puro passatempo tra amici. Il processo condannerà Alex per omicidio ma poco dopo la Corte Suprema lo assolverà per insufficienza di prove. Il caso è chiuso senza alcun colpevole.
Pur avendo un impianto classico da thriller processuale, il regista sembra più interessato a chiedersi le ragioni di un simile assurdo delitto, oltre a denunciare in maniera abbastanza netta l'ingerenza americana nello sviare le indagini e nel voler chiudere il caso in maniera frettolosa. Ne consegue che su tutto il film aleggia un plumbeo clima di sfiducia e di disillusione culminante nel trionfo della menzogna.
Pellicola ad impianto classico quindi, con qualche debolezza soprattutto nella fase centrale incentrata sul processo, ma con il personaggio del procuratore molto ben disegnato, ossessionato dal caso e ansioso di fare giustizia, al punto di sconfinare nelle visioni e nei dialoghi immaginati, che non riesce ad accettare un omicidio avvenuto solo per divertimento.
Pur attenendosi fedelmente ai fatti reali, il film non ha alcunchè di cronachistico, così come non crea tensione, troppo forte essendo il senso di impotenza che progressivamente si impadronisce della storia, però è ben costruito e lascia indubbiamente un amaro in bocca proprio per il suo finale inconcludente.
Pellicola ad impianto classico quindi, con qualche debolezza soprattutto nella fase centrale incentrata sul processo, ma con il personaggio del procuratore molto ben disegnato, ossessionato dal caso e ansioso di fare giustizia, al punto di sconfinare nelle visioni e nei dialoghi immaginati, che non riesce ad accettare un omicidio avvenuto solo per divertimento.
Pur attenendosi fedelmente ai fatti reali, il film non ha alcunchè di cronachistico, così come non crea tensione, troppo forte essendo il senso di impotenza che progressivamente si impadronisce della storia, però è ben costruito e lascia indubbiamente un amaro in bocca proprio per il suo finale inconcludente.
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