venerdì 25 giugno 2010

Visage ( Tsai Ming-liang , 2009 )

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Cinema nel cinema e omaggio alla memoria

E' un'opera bellissima e complessa l'ultimo lavoro del Maestro taiwanese, un film che per molti versi è rivoluzionario, essendo il primo che il regista gira quasi interamente in Europa , con finanziamenti europei , con cast e maestranze in larga parte francesi. Nonostante ciò, e va detto con estrema chiarezza, il nucleo della poetica di Tsai non cambia di una virgola, rimanendo aderente a se stesso e al suo profondo spirito asiatico, al punto che le numerose autocitazioni sembrano volere affermare con forza l'assoluta continuità con i precedenti lavori.
La dedica che furbescamente Tsai pone nel finale ( "A mia madre") completa la quadratura del cerchio sul film: la memoria e l'omaggio alla madre morta durante la lavorazione del film impregna tutta la pellicola, ma non solo: la memoria e l'omaggio si estendono al grande Cinema con lo stralunato dialogo tra il regista e uno degli attori della storia in cui vengono citati Pasolini e Fellini, Welles e Murnau, Dryer e Antonioni.
Sì perchè Visage è cinema nel cinema: una troupe al lavoro per girare un film su Salomè, in cui ogni componente si presenta come un frammento di un mondo parcellizzato che vaga in uno stato quasi onirico. E poi il sentitissimo omaggio a Truffaut, grazie alla presenza di Jean-Pierre Laud e a quella delle tre muse del grande regista francese : Jeanne Moreau , Nathalie Baye e Fanny Ardant che osservando una foto sussurra : "Anche tu qui Francois ?" ; lo spirito della madre come quello del regista scomparso si appropriano della scena, divorano il film e lo marchiano in maniera indelebile.
Nonostante l'ormai consueta povertà di dialoghi ,il film scorre soavemente tra momenti pervasi di un senso fantastico (la foresta di alberi e specchi), altri in cui la carnalità e l'erotismo emergono con prepotenza, altri ancora che avvolgono e soffocano nelle robuste spire.
Regista, attori e produttori del film in lavorazione sono immersi in questo mare immobile in superficie , ma ribollente nel profondo, ogni piano sequenza, alcuni lunghissimi, sono momenti che la memoria fotografa pronta a rileggerli una volta sedimentati e metabolizzati; immagini che rimangono impresse  e che conturbano quasi, come la danza tentatrice della Salomè-Casta che attenta alla omosessualità del regista ( che mirabilia sarebbe stata Maggie Cheung in quel ruolo , come avrebbe voluto Tsai !): ogni attimo è epressione della bravura e del coraggio dirompente che il regista sa infondere nella pellicola; Tsai sa fare colpo, sa stupire, sa anche scandalizzare con la sola forza delle immagini e delle tematiche che esse richiamano.
Quello che invece distingue nettamente Visage dai precedenti lavori di Tsai è una sfavillante eleganza , anche formale,  a maggior ragione perchè non appare fine a se stessa bensì è parte stessa del film, compenetrata nello stile cinematografico e nelle tematiche della pellicola; questo associato alla tecnica di ripresa, come sempre superba, rendono ragione del motivo per cui Visage , oltre che film della piena maturità stilistica di Tsai, va considerato tra i suoi più riusciti, dotato di una mirabile forza emotiva capace di catturare gli occhi per le oltre due ore di durata e di travolgere i sensi di chi guarda.
Come sempre la critica si è spaccata in due , incapace di capire, probabilmente, che Tsai è un regista dotato di  indipendenza culturale e coraggio tali da poter permettersi di scrivere un film che non conosce mezze misure: o è amore straripante o odio profondo, e la sensibilità di chi guarda farà pendere la bilancia in un senso o nell'altro.

4 commenti:

  1. A me invece è sembrato uno Tsai un po' snaturato, sempre affascinante indubbiamente, ma un po' meno arcigno.
    Comunque resta un gran film.

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  2. Oddio snaturato non direi: vero mancano certi momenti di vita tipicamente taiwanesi, ma Tsai stesso per primo , credo, con le numerose autocitazioni ha voluto affermare l'assoluta continuità con i lavori precedenti.

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  3. le critiche ai film di tsai (mi riferisco a quelle "ufficiali") vengono sempre scritte da chi non ha idea di chi sia e di cosa possa essere il suo cinema.
    molto bella, invece, la tua, che coglie giustamente anche l'aspetto radicale che c'è nella creazione di questo sguardo indietro già malinconico. tsai ming liang è sempre stato un regista di una sincerità per molti insopportabile.

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  4. Ma non solo quelle ufficiali iosif, su Tsai ormai aleggiano una serie di luoghi comuni che , a mio avviso, sono lo specchio di una assoluta non comprensione del suo cinema, che , va detto, è un cinema che non fa sconti e di una durezza disarmante.

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