La novella dello spadaccino sorridente
Tratto da una novella di Louis Cha, The swordsman costituisce il primo e travagliatissimo episodio di una trilogia che ha visto Tsui Hark in veste di produttore ed ispiratore occulto; il lavoro, iniziato da King Hu, e che doveva costituire il rilancio del regista maestro dello stesso Tsui, è stato concluso, dopo l'abbandono di Hu per cause non ben svelate, da un pool di registi che già facevano parte della crew sotto forme diverse.
Nonostante ciò il lavoro gode di una buona unitarietà che non lascia trasparire le numerose mani che vi hanno operato, nella misura in cui può esserlo un lavoro ispirato dal grande Tsui Hark che fa dell'anarchia narrativa il suo punto fermo.
Spadaccini viaggiatori latori di messaggi che si ritrovano impelagati in trame oscure, un manoscritto sparito dal Palazzo Imperiale che contiene segretissime informazioni su come diventare perfetti artisti marziali, orde di personaggi alla ricerca del prezioso manoscritto, maestri che si dilettano con il qin e con la musica, donne vestite da uomo e altre che sparano serpenti, vecchi decrepiti che nascondono doti impensate, imbrogli, tradimenti, sette segrete, morti innocenti, amori non dichiarati, l'eunuco imperiale che deve recuperare il famoso manuale, non sapendo che esiste anche un altro testo con riportate le parole di una canzone che esalta le virtù delle arti marziali, tutto mescolato a velocità spesso supersonica con ritmi frenetici in un wuxia-fantasy che avvolge coi suoi tessuti colorati lanciati in aria, con spade magiche e lucidissime, combattimenti che cambiano spesso il punto di vista, virtuosismi tecnici e di regia che non si stenta a credere ispirati dalla lunga mano di Tsui Hark che aveva preparato questo lavoro per il suo maestro King Hu, prima che quest'ultimo decidesse l'abbandono.
Sotto i colori , i salti e il ritmo incalzante cova l'ironia, il divertimento, il gusto del racconto picaresco e delle tradizioni, il bailamme dall'apparenza convulsa e confusa e l'ovvio pizzico di morale legato alla riflessione sul potere, sull'intrigo , sulla avidità umana contrapposto al sorriso e alla bonarietà dello spadaccino protagonista, malgrado lui.
Il rilancio del wuxia , di cui Tsui Hark è stato senz'altro uno dei fautori più importanti, si avvale quindi di questo lavoro che seppur non totalmente privo di certi difetti, che sono poi anche alcuni dei suoi pregi (l'eccessiva spettacolarità, una certa superficialità del tratteggio dei personaggi), rimane opera divertente e piacevole che troverà nei due successivi episodi, anche grazie alla presenza di Brigitte Lin e di Jet Li, il suo naturale prosieguo, perdendo forse in quanto ad epicità, in favore di una brillantezza e di una ricchezza di immagini che apre le porte ai lavori di Ang Lee o di Zhang Yimou in cui l'aspetto visivo diviene predominante.
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