Giudizio: 9/10
La gratitudine che si fa poesia
Sospinto dall'onda lunga degli innumerevoli riconoscimenti ricevuti in giro per il mondo partendo da Venezia dove fu presentato, giunge finalmente in Italia (uscita prevista per l'8 marzo), grazie alla benemerita Tucker, l'ultimo lavoro di Ann Hui, che giunta a questo punto della sua formidabile carriera cinematografica, non appare esagerato definire come una delle registe donna viventi più grandi: una figura che ha rappresentato un punto di riferimento per la rinascita del cinema HKese e che ancora oggi sforna lavori tanto belli quanto sorprendenti, dotata come è di quella rarissima capacità di osservare il mondo comune e di raccontarne con delicatezza di toni tutte le sue infinite sfaccettature sempre improntate alla semplicità formale.
A simple life è opera bellissima, commovente, dove il sincero sentimento trasuda da ogni fotogramma, che, per ammissione della stessa regista è ispirato ad una storia vera riferitale dal produttore cinematografico Roger Lee , sin dai tempi di Summer Snow, lavoro di circa venti anni orsono.
La figura di Tao, domestica per sessanta anni presso la stessa famiglia dove giunse all'età di tredici anni, è una di quelle che rimangono nella mente e nel cuore dello spettatore: approdata ormai nella vecchiaia si prende cura della casa di Roger , produttore cinematografico, unico rimasto ad Hong Kong, mentre tutta la famiglia è migrata in America. Da come prepara il pasto per il "signorino" capiamo subito quale indissolubile legame unisce i due, quasi un rapporto madre-figlio mutuato, in cui l'affetto e la preoccupazione della donna si sposano con il rispetto che l'uomo nutre per lei.
Una volta ammalatasi e rimasta emiplegica, Roger le troverà un posto presso una clinica per anziani dove per Tao si aprono le porte su un universo a lei estraneo, racchiusa come è sempre stata all'interno della casa padronale.
Man mano che il tempo passa tra alti e bassi di salute il legame che unisce Roger e Tao si consolida, fino al punto di scoprire che le loro esistenze sono intimamente legate costituendo uno la famiglia dell'altro.
Affidandosi sempre a toni misurati ma che sanno scendere nel cuore e scaldarlo, Ann Hui costruisce una storia coinvolgente che vuole raccontare l'importanza della famiglia, della fedeltà e del rispetto, quasi una elegia sui valori umani più sentiti, a cominciare dai quartieri di una Hong Kong molto "famigliare" e tradizionale, in disparte rispetto alle luci e alla modernità che sono l'altra faccia della megalopoli.
Il film sembra quasi voler omaggiare quelle figure di domestiche che diventano l'asse portante di una famiglia diventandone di fatto parte integrante fino a richiamare alla mente dello spettatore quelle immagini sepolte nel passato in cui la famiglia sapeva allargarsi offrendo affetto e riconoscenza.
Il bellissimo legame che unisce Roger e Tao è qualcosa che va oltre il semplice rapporto personale, diventa una sorta di integrazione reciproca che mostra gli aspetti più belli e sentiti di una umanità semplice.
Nel contesto di una storia che avanza a ritmi pacati e misurati, la regista inserisce sprazzi di umorismo e di brillantezza che strappano frequentemente il sorriso (geniale e riuscitissima la scena in cui Roger se la deve vedere con Tsui Hark e Sammo Hung, prestatisi con grande signorilità a una piccola e divertente apparizione o le selezioni che fa Tao per trovare una domestica per Roger), descrive l'ambiente della casa di riposo con vivacità e brillantezza traendo il meglio dai vari ospiti, esplora con occhio carico di umanità il tema della vecchiaia e del rapporto parentale , si diverte a giocare con l'ambiente cinematografico e costruisce un epilogo bellissimo, carico di emozione che, con una soave semplicità mette il punto finale al racconto.
Andy Lau, lanciato proprio da Ann Hui in Boat people quasi 30 anni fa, è come sempre bravissimo, ben padrone del personaggio di Roger, ma una volta tanto anche il suo grande carisma viene offuscato da una memorabile interpretazione di Deanie Ip, attrice apprezzatissima del panorama HKese che regala una prova semplicemente commovente.
Raramente si è visto un film così equilibrato e sentito in cui poesia e realismo si coniugano alla perfezione con una semplicità stupefacente: ma questa, lo sappiamo, è la grande e rarissima dote che fa di un regista un grande narratore ed Ann Hui regala questa ennesima dimostrazione di grandezza come pochi riescono a fare.
una grande lezione di cinema, e di vita.
RispondiEliminadavvero bellissimo!
Ann Hui non tradisce mai: ancora debbo veder un suo film che non valga la pena di essere visto, anche quelli più leggeri
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