giovedì 28 agosto 2014

Paradise:Love ( Ulrich Seidl , 2012 )

Giudizio: 8/10

Concepito inizialmente come un corpo unico cinematografico, Paradise Trilogy di Ulrich Seidl è diventata poi una lunga e spietata dissertazione divisa in tre capitoli al centro di ognuno dei quali c'è un aspetto dell'esistenza umana , veicolo del raggiungimento di un paradiso terrestre molto poco spirituale.
Il primo capito, Paradise:Love, si incentra sul concetto dell'amore, molto poco etereo a dire il vero, secondo Seidl e invece terribilmente terreno e drammatico-grottesco.
La storia, con trama come sempre esilissima nei lavori del regista austriaco, si impernia sul viaggio che Teresa compie in Kenya, forse inizialmente inconsapevolmente, ma una volta sul posto in maniera convinta, sulla scia del turismo sessuale.
In compagnia di un gruppo di sue coetanee ultracinquantenni, alcune entusiastiche abitudinarie del trittico sole-mare-sesso, Teresa si lascia facilmente inghiottire nel gorgo del sesso a pagamento mascherato da amore, sebbene i suoi iniziali approcci ancora risentano di un certo romanticismo che invece non fa parte del contratto stipulato senza firma: sesso con giovane e aitanti ragazzotti africani in cambio di denaro, spesso estorto millantando patetiche storie di sofferenza.

Per Teresa è lo scoperchiare il suo mondo fatto di solitudine, pieno solo di tette cadenti, grasso in eccesso e rughe, che si cerca di riempire con improbabili flirt in cui è fortemente sottointeso anche un certo accenno razziale ed etnico: la balena bianca a caccia del black boy per soddisfare i suoi desideri repressi e irrealizzabili.
Seidl , come è suo stile, non fa sconti di nessun tipo: personaggi spesso detestabili nel loro squallore e nella loro vacuità (compresi i giovanotti neri, pronti ad imbrogliare senza scrupolo alcuno), normalità persino estrema dei personaggi, una (anti)estetica dei corpi portata al limite, uno sguardo dove il sarcasmo ed il disprezzo colmano un vuoto esistenziale raccontato attraverso lunghi piani sequenza e immagini fisse.
L'amore di Seidl è un rimestio di sessualità repressa, di ricerca di qualcosa che colmi lo spazio vuoto quasi siderale che ci circonda, di mercimonio spesso becero, di umiliazioni autoinflitte; per descrivere tutto ciò sceglie toni ed atmosfere che ben si sposano con la sua prospettiva e che regalano momenti quasi comici nella loro tragicità esistenziale ( paradigmatico in questo senso è il patetico tentativo di reverse gangbang che le amiche organizzano per Teresa in occasione del suo compleanno , vissuto fino a quel momento nella più assoluta solitudine).
Seidl sa come riempire il nulla che alberga nei suoi personaggi e nonostante il tono scelto sia quello carico di astio e di sarcasmo, riesce ad ottenere come risultato finale una immagine dolente e sconsolata della perenne ricerca dell'amore intesa come grimaldello per scardinare la porta del paradiso sulla terra.


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