Giudizio: 7/10
L'epoca della dominazione coloniale giapponese in Corea durata 35 anni (1910-1945) è sempre stata vissuta come una ferita profonda e silenziosa da parte della società coreana, quasi una vergogna che mina l'orgoglio nazionale e la fierezza di un popolo intero; al contrario di quanto fatto dal mondo cinematografico cinese che ha utilizzato la tematica dell'occupazione nipponica per la produzione di una serie infinita di lavori che avessero invece lo scopo di stimolare l'orgoglio nazionale, in Corea a quel periodo storico l'industria cinematografica ha raramente fatto ricorso.
E' perciò tutto sommato sorprendente vedere giungere al Far East Film Festival ben due opere che trattano l'argomento dell'occupazione giapponese: dopo l'attesissimo kolossal The Tiger infatti abbiamo avuto modo di poter assistere anche alla proiezione di Assassination uno dei film di maggior successo della stagione cinematografica coreana, oltre che uno tra quelli che hanno riscosso i migliori giudizi della critica per lo meno sul versante del prodotto popolare e mainstream.
Il film racconta le vicende di un ristretto gruppo di specialisti coreani chiamati dalla resistenza a compiere un attentato clamoroso contro le autorità giapponesi; a capo del gruppo c'è un vecchio combattente indipendentista, che già anni prima aveva egregiamente servito la causa, affiancato da cecchini formidabili ed esperti di esplosivi reclutati con cura la cui strada ben presto si incrocia con un famoso e leggendario sicario cacciatore di taglie.
Costruito come il più classico film d'azione e di spionaggio, Assassination svolge il suo compito con grande efficacia: azione, suspance, storie personali, momenti carichi di ironia quando non addirittura brillanti, dramma e sottili giochi sotterranei si mescolano in un racconto che si lascia guardare piacevolmente , soprattutto perchè riesce a far leva sui personaggi e sul loro vivido ritratto.
Il gruppo incaricato dell'azione incarna i tipici personaggi dei film di genere dove accanto alla grande maestria professionale vediamo scorrere le personalità ora istrioniche, ora camaleontiche, ora fuori dagli schemi, affiancate da un sano e mai retorico spirito nazionalista e di rivincita.
Ecco quindi che la trama e la struttura del film di genere si intersecano coi personaggi e con la ricostruzione storica creando un insieme che conferisce ad Assassination una veste valida che sicuramente può risultare gradevole al grande pubblico che si aspetta da un film azione, divertimento , sentimenti e redenzione.
Il regista coreano Choi Dong-hoon , che col precedente The Thieves, visto anch'esso al FEFF nel 2012, aveva raccolto un grande successo, ripete con risultati migliori la formula cinematografica che aveva utilizzato nella precedente opera, soprattutto grazie ad un regia che regala una armoniosa miscela di intrigo e di caratterizzazione dei personaggi, senza cedere mai ad eccessi.
Che il film fosse concepito per il grande pubblico con conseguente successo al botteghino lo dimostra, oltre alla formula usata da Choi e la cospicuo budget, anche la scelta degli attori: da Gianna Jun, affascinantissima cecchina infallibile e vero centro di gravità del film a Lee Jung-jae, da Cho Jin-woong a Ha Jung-woo , solo per citarne alcuni, assicurano la giusta dose di divismo che fa sempre breccia nel pubblico.
Che sia giunto veramente il momento anche per il cinema coreano di attingere a piene mani a quel periodo storico per creare un filone inesplorato? A giudicare da Assassination sembra proprio di sì, a patto che venga mantenuto l'apprezzabile equilibrio che il regista Choi ha saputo dimostrare.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.