Giudizio: 6.5/10
L'attesissimo secondo capitolo di Cold War, lavoro che nel 2012 non solo sbancò al botteghino ma ricevette anche numerosi ed inattesi riconoscimenti a livello di critica, dimostra inequivocabilmente due cose ( al di là del puro e semplice aspetto artistico): la grande e riuscita operazione commerciale che sta dietro al film grazie a notizie , soprattutto sul cast, che sono iniziate a trapelare appena il primo capitolo aveva visto la luce; ci sarà senza dubbio una terza parte sia perchè praticamente annunciato sia perchè il tassello finale di Cold War II si adatta alla perfezione a prima pietra per il nuovo episodio.
Al di là delle considerazioni che si possono fare su questo sistema molto commerciale di costruire i film in cui la possibilità di tenersi aperta la via del sequel diventa preponderante nello sviluppo del racconto, Leung e Luk hanno ben chiaro come inserirsi nel circuito mainstream del cinema sino-HKese, dimostrando un indubbio talento in tal senso.
Cold War II inizia esattamente dove il primo finiva: dopo le esequie dei poliziotti morti Sean Lau, diventato capo della polizia di Hong Kong, riceve una telefonata nella quale un anonimo rapitore gli comunica che la moglie è nelle sue mani e che per riaverla deve liberare Joe Lee, figlio dell'ex capo della polizia ora in fase di pensionamento, uno dei sospettati della sparizione del Van con cinque poliziotti a bordo.
Da quel momento il film si incanala nel più classico dei thriller movie nel quale ribollono trame segrete fatte di intrecci tra politici, sistema giudiziario e potenze economiche; Lau è il bersaglio di queste trame che vorrebbero ristabilire un ordine diverso basandosi sul fallimento dell'operazione Cold War.
La struttura di Cold War II è semplice: ripetere il canovaccio del primo segmento, con un occhio forse più attento alle problematiche politiche di Hong Kong che rispecchiano probabilmente il difficile periodo storico che la ex colonia britannica sta attraversando, schiera di star del cinema infoltita ulteriormente dalle presenze di Chow Yun-Fat e Janice Man che garantiscono la sicura presa popolare, un bel po' di azione con scene spesso fracassone seppur molto bene costruite e in perfetto stile HKese, un mix di tematiche sempre valide per il film d'azione di Hong Kong e per ultimo una ricerca stilistica molto formale fatta di immagini della città che catturano lo sguardo e una certa qual ambientazione glamour piuttosto ricercata.
Insomma se da un lato Leung e Luk si rifanno alla grande tradizione cinematografica del loro paese, dall'altra cercano una via alternativa che si basa soprattutto su una spasmodica attenzione all'aspetto tecnico.
Peccato che la sensazione di assistere ad una serie tv piuttosto che ad un action movie stia diventando sempre più tangibile e che ciò crei delle situazioni narrative ben poco credibili ( basti pensare al personaggio di Bella Au).
Che poi il film la sua parte la faccia in un modo o in un altro, anche laddove qualcosa scricchiola, il merito è in buona parte riservato alla schiera di stelle del cinema di Hong Kong presenti: da Tony Leung Ka-fai ad Aaron Kwok, dal citato Chow Yun-fat ad Eddie Peng riescono a metterci quel qualcosa in più che rende la visione di Cold War II comunque consigliabile.
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