Giudizio: 7/10
La regione Nord Occidentale cinese del Ningxia è quasi totalmente abitata da cinesi dell’etnia Hui di religione musulmana ed è per questo considerata regione a statuto speciale; attraversata dal Fiume Giallo e prevalentemente montuosa è una zona dall’apparenza arida e fredda, dominata dalle montagne e dagli altopiani dove si pratica l’agricoltura e la pastorizia.
Il film del regista esordiente Wang Xuebo, che fu il produttore di Tharlo di Pema Tseden a sua volta qui produttore insieme a Zhang Meng e Derek Yee, è ambientato in questa regione , in una piccola comunità di contadini e pastori: alla morte della moglie del patriarca Ma Zishan, la famiglia decide che per onorarla come merita, alla fine del periodo di 40 giorni lutto previsti dalla tradizione bisogna sacrificare il vecchio bue di famiglia, lavoratore indefesso da tanti anni nei campi. Il vecchio Ma , pur volendo onorare la moglie, accetta obtorto collo la decisione della famiglia, perché vede nel vecchio animale un suo compagno di fatica fedele; più il giorno della cerimonia si avvicina più il vecchio Ma vede il bue con occhio compassionevole e cerca conforto anche nei consigli dell’Imam locale.
Secondo una antica leggenda l’animale poco prima di esser sacrificato vede la lama del coltello riflessa nell’acqua e quindi smette di mangiare e bere per giungere purificato al rito sacrificale: ed infatti il vecchio bue , a confermare la leggenda, all’approssimarsi del giorno fatidico rinuncia al cibo e all’acqua.
Un’ ultima passeggiata insieme al suo vecchio amico nel quale Ma vede riflessa anche la sua vita e la sua prossima fine sembra donare al vecchio contadino una dolorosa quiete interiore alimentata dalla visita alla tomba della moglie.
Non sono molti i lavori che ci raccontano qualcosa di questa etnia , nonostante in Cina sia la seconda dopo quella predominante Han: Knife in the Clear Water prima ancora che un racconto sul tramonto della vita e sulla necessità di rispettare riti e tradizioni è un ritratto antropologico ed etnologico di questa etnia dalla tenacia indomabile e che vive strappando ad una terra per molti aspetti inospitale i suoi prodotti , seguendo il ciclo delle stagioni, la raccolta dell’acqua e la caduta della neve.
Questo aspetto meno cinematografico è in effetti uno dei pregi maggiori di Knife in the Clear Water, quasi un documentario che ci racconta la vita di una comunità che nonostante i colossali programmi di ricollocazione da parte delle autorità cerca di mantenere ben ancorate le proprie radici.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.