Giudizio: 8/10
L'ingresso prepotente delle piattaforme streaming nella produzione cinematografica ha scatenato una lunga, infinita e per certi versi stucchevole diatriba tra Festival sull'opportunità o meno di considerare questi lavori eleggibili all'interno di una rassegna cinematografica di prestigio; la Mostra del Cinema di Venezia , sotto la guida di Alberto Barbera, non solo ha spazzato via ogni polemica sterile , ma ha dimostrato come anche una piattaforma come Netflix sia in grado di produrre film importanti, addirittura degni del Leone d'Oro come è stato quest'anno con Roma di Alfonso Cuaron, autore che a Venezia mancava dall'anno in cui, fuori concorso presentò quello che a tutt'oggi è il suo lavoro di maggior successo, Gravity.
Roma ha la forza del film autobiografico che sa essere non troppo personale, quello della purezza tecnica grazie ad un bianco e nero spettacolare cui si unisce una regia degna dei più grandi maestri del cinema.
Il racconto, minuziosamente ispirato persino nei più piccoli particolari alla vita del regista, si impernia intorno ad una famiglia della media-alta borghesia di Città del Messico nei primi anni 70, periodo di grande turbolenza del paese, ma anche periodo di crescita e maturazione del regista, alle prese con le problematiche di una famiglia che a stento cerca di mantenere la sua unità , prima di cadere sfaldata per l'abbandono del padre medico.
Se da un lato, e in questo aiuta senz'altro molto la scelta del bianco e nero, è palese la prorompente nostalgia per il periodo seppur problematico, dall'altro la scelta di Cuaron di raccontare la sua storia e quella della famiglia filtrandola con gli occhi della governante indios conferisce a tutta la pellicola una solidità obiettiva e priva di eccessivi e pericolosi personalismi.
In effetti la figura di Cleo, la governante, è l'elemento centrale del film non solo per il suo ruolo di filtro, ma anche perchè diventa l'anello di congiunzione con l'altro personaggio femminile dominante di questa storia matriarcale, la madre del regista: entrambe infelici ed abbandonate, Cleo addirittura con un figlio in grembo, ma al tempo stesso tenacemente attaccate alla famiglia nel tentativo di mantenere una unità sempre più difficile.
Chiaro che Cuaron racconta una storia a forte impronta femminile, omaggiando quell'epoca in cui le madri e le governanti erano il fulcro della famiglia , l'asse intorno al quale girava tutto, le vere protagoniste di un matriarcato rassicurante e solidissimo in una società che ancora viveva dei valori più ancestrali; ma è anche il ritratto di una società in preda a turbolenze che erano i prodromi di una grave crisi sociale che si concretizzò nella politica del governo contro i proprietari terrieri e contro le proteste studentesche, entrambe magistralmente accennate da Cuaron nel film.
Roma vive di momenti di cinema di alto livello, grazie alla regia di Alfonso Cuaron che sa essere umanista e realista, che ricostruisce con minuziosità maniacale il suo passato , a partire dal quartiere, Roma appunto, dove era situata la casa padronale e che regala dei momenti di cinema emozionante ( la scena del parto di Cleo, quella sulla spiaggia con Cleo che tira fuori dal mare i ragazzini in difficoltà).
Il microcosmo famigliare ,descritto con tanta genuinità e affetto, diventa insomma un tassello di una panoramica su un periodo personale, storico e sociale più grande che si integra e si armonizza senza stridere, dando vita ad un racconto che quando, come nel caso di Roma, sa fondere la forza autobiografica con la realtà storica, riesce ad essere sempre di grande impatto.
La lista dei premi e dei riconoscimenti ottenuti dal film di Alfonso Cuaron è praticamente infinita, a questa si aggiungono le numerose candidature all'Oscar molte delle quali si trasformeranno certamente in statuette; questo dimostra come sia possibile che una piattaforma quale Netflix possa essere in grado di produrre un film che riceva riconoscimenti così eumenici da ogni angolo del pianeta e che le piattaforme streaming sono ormai una realtà di fronte alla quale sarebbe da stolti chiudere gli occhi, basta farsi guidare dall'unica regola possibile: se un film è di qualità poco importa chi lo produca e lo distribuisca, il futuro del Cinema passa anche attraverso questa banale ma fondamentale considerazione.
Condivido il giudizio sul film. Un po' meno la chiosa finale... Non voglio fare guerre ai mulini a vento: so bene che senza Netflix un bel film come questo non lo avremmo mai visto. Però immaginare un futuro esclusivamente on-demand, di visioni sul divano, senza più le sale cinematografiche, sinceramente mi mette un po' tristezza. Anche perchè il cinema in sala è davvero un'altra cosa. E ROMA visto in sala, in cinemascope, sul grande schermo che esalta fotografia e ripresa, è davvero un altro film.
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