Giudizio: 6/10
Le curve del titolo sono quelle che compie il fiume che funge da confine tra Hong Kong e Shenzhen: è infatti lungo questo singolare punto di frontiera tra due entità formalmente facenti parte dello stesso Paese , ma in realtà , anche grazie ad una particolare forma di amministrazione, divise molto più che da un braccio di fiume, che si svolge la storia e che sembra essere lo snodo narrativo di Bends.
A Shenzhen vive infatti Fai, sposato con una ragazza mainlander con la quale ha una figlia e in attesa di riceverne un secondo ( e sappiamo che per la legge del figlio unico ciò in Cina comporta una multa salata da pagare), ogni giorno si reca al di là del confine , ad Hong Kong , dove lavora come autista per Anna, moglie di un ricco uomo d'affari.
Se Fai è tormentato dal problema di portare la moglie a partorire ad Hong Kong eludendo in questo modo le severi leggi cinesi, Anna scopre presto che il marito è scomparso, probabilmente inghiottito da qualche grosso problema finanziario che la lascia praticamente priva di denaro.
Queste due storie parallele, che inizialmente si incontrano solo nel freddo rapporto di lavoro, pian piano diventano il centro del racconto: i due binari paralleli su cui scorrono sono lontanissimi, ma alla base c'è una difficoltà enorme nel gestire il proprio destino.
Bends, opera prima di Flora Lau,presentato a Cannes nel 2013 e in vario modo riproposto in svariati Festival , è quindi un film che vuole anzitutto esplorare due universi emozionali che sono lo specchio di problemi più grandi: da un lato la difficoltà a poter pianificare una famiglia senza dover ricorrere a imbrogli per procurarsi denaro e per eludere la legge sul controllo delle nascite, dall'altro quello della solitudine e della difficoltà a mantenere il proprio status quo quando i problemi economici si fanno strada.
I due personaggi intorno cui si snoda il racconto sono due facce dello stesso malessere che trae origine dal difficile rapporto tra Hong Kong e la Cina continentale e dalla eccessiva competitività esistenziale che l'opulenza porta con sè; se all'inizio Anna e Fai sembrano vivere su pianeti diversi, con il passare del tempo assistiamo ad un loro avvicinamento, quasi per inerzia, come se le difficoltà esistenziali convergessero nel medesimo punto di rottura.
Se è vero che Bends cerca di accalappiare mettendo sul piatto della bilancia l'emotività, altrettanto vero è che però l'ingranaggio non sempre funziona: i toni sussurrati e blandi infatti troppo spesso fanno ristagnare la storia e troppo spesso sono le espressioni dei protagonisti a trainare la pellicola in una sorta di specchio che riflette il malessere ma senza incidere più di tanto.
Indubbiamente nel fondo di Bends si nota una delicatezza sussurata, fra l'altro ben scolpita in un finale efficace, ma proprio questi toni volutamente bassi in alcuni tratti sembrano quasi fuori luogo.
Il risultato è un lavoro altalenante che se sotto taluni aspetti convince pienamente ( il tratteggio dei due personaggi principali, una magnifica fotografia di Christopher Doyle, una eccellente prova recitativa di Carina Lau e di Chen Kun, una regia pulita che asseconda la storia) dall'altro sembra non riuscire a dire tutto in maniera compiuta perdendosi un po' per strada: insomma Bends avrebbe potuto essere molto di più, anche perchè dove mostra i suoi lati validi, sa essere una pellicola pregevole.
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