Giudizio: 7/10
Vincitore a sorpresa nel 2010 del Pardo d'Oro al Festival di Locarno l'opera del cinese Li Hongqi, romanziere e poeta oltre che regista, è il più classico esempio, nel bene e nel male, del lavoro "da festival": se non fosse per la benemerita azione di qualche piattaforma di film online, Winter Vacation sarebbe passato assolutamente inosservato al di fuori del circuito che sostiene i Festival in tutto il mondo, non avendo avuto alcuna commercializzazione, neppure di nicchia.
Il film, che appare sin da subito un lavoro molto particolare ed indubbiamente originale, necessita di una sorta di accettazione, che si si fa strada durante la visione, delle regole con cui il regista lo ha concepito: storia praticamente nulla, una serie di quadri statici, dialoghi scarni e molto scanditi, recitazione praticamente assente, un sottile umorismo da carpire spesso al volo o a volte semplicemente in ritardo.
Ambientato in una imprecisata periferia di una città di provincia cinese durante il periodo delle vacanza invernali che coincide con la Festa di Primavera ( ci sono i lontani fragori dei fuochi d'artificio a ricordarcelo in sottofondo molto spesso) ci mostra un gruppo di ragazzi che stancamente si trascina ora in una casa ora in un improbabile salotto all'esterno sotto la neve impegnati in piatte discussioni sulla scuola e sul lavoro, sull'amore e sulla società, una coppia che sta divorziando, un ragazzino che ha come aspirazione quella di essere orfano, un nonno che siede tutto il tempo con lo sguardo nel vuoto nel salotto di casa, un bulletto che ruba i soldi ad un ragazzino prendendolo a schiaffi blandamente.
Al centro però c'è la scena, quasi atti di una commedia , che taluno anche a ragione ha definito beckettiana, costituiti da campi medio lunghi in cui entrano ed escono i personaggi, spesso con scarne battute , amimici e con movimenti lenti; ed è su questo che vive il film: una rappresentazione , apparentemente alienata di un gruppo di personaggi in cui manca ogni tipo di emotività.
Ma Winter Vacation è anche un film che vive su spunti carichi di humor: la battuta che il ragazzino si sente ripetere in continuazione , anche quando non fa nulla (cioè sempre), nella quale lo si si minaccia che se non la smette di comportarsi male arriva lo zio e lo prende a calci nel sedere, la gag del mercato, tipicamente cinese, un finale nel quale per la prima ed unica volta si affaccia sullo schermo un accenno di fervore, non a caso introdotto da un personaggio disturbato.
Proprio nel finale c'è probabilmente la filosofia che permea il film: una satira sulla società che si muove tra gli improperi dell'insegnante matto al tema molto rassicurante dell'insegnante di inglese ( " Come posso essere utile alla società?).
Li Hongqi mostra una indubbia originalità, anche se tutto il film è permeato da una ricerca autoriale che in alcuni tratti stona e soprattutto sceglie una forma di narrazione molto secca, essenziale, statica che fa di Winter Vacation quasi una piece teatrale di avanguardia.
Riuscire ad inserire Li Hongqi all'interno di uno dei filoni del cinema cinese non è impresa facile, anzi direi impossibile, proprio perchè si distacca in maniera netta da ogni corrente e tendenza; pur con alcuni limiti derivanti da un meccanismo narrativo che stenta ad imporsi, Winter Vacation è comunque un film originale e valido che getta uno sguardo molto obliquo e personale sulla società cinese, troppo spesso ancora confusa e priva di riferimenti.
Un umorismo surreale, quasi alla Kaurismaki... Lo vidi appunto alla rassegna di Locarno e ricordo che lo trovai assai piacevole!
RispondiEliminasì vero ci sono tracce dell'autore finlandese , sicuramente involontarie presumo. A me è piaciuto per la sua originalità e il suo umorismo di fondo.
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