Durante gli anni Trenta, poco prima dello scoppio della Guerra Mondiale, i giapponesi nel tentativo di soggiogare la Cina al loro ideale imperialistico si affidano alla ormai disciolta Setta dell'Ade , una congrega che si basa sul culto della morte, il cui Maestro è in carcere; la Setta negli anni precedenti ha rapito numerosi ragazzini cinesi con l'intento di creare dei killer implacabili grazie ad un addestramento "uccidi o muori": a questi divenuti ormai giovani forgiati alla lotta si affida per cercare di propagandare la fede nel culto della oscurità a tutta la popolazione; K-29 ha scelto però la luce della dottrina Shaolin e si presenta al Tempio della Setta con il solo intento di porre fine al forzato arruolamento e alle violenze perpetrate dagli adepti.
La sua sarà una battaglia per rinnegare anzitutto il suo passato e dovrà passare attraverso combattimenti in stile videogame, sempre più ardui.
A far da contorno anche un gruppo di prigionieri occidentali che una volta tanto stanno dalla parte del buono, desiderosi di sconfiggere il cattivo.
Combattere o morire , quindi e il film su questa frase costruisce tutta la sua parte positiva: sebbene The Wrath of Vajra sia un lavoro per nulla originale proprio l'aspetto dei combattimenti , delle coreografie e della tecnica costituisce la sua vera ragione d'essere.
Oltre ciò il lavoro di Law Wing-Cheong, regista della scuderia Milkway, offre ben poco e quel poco non è neppure particolarmente valido: una buona dose di nazionalismo antinipponico, una stantia contrapposizione tra le tenebre propugnate dalla setta dell'Ade e la luce della dottrina ortodossa Shaolin , autentica materializzazione della lotta tra bene e male, dietro cui si cela anche una sottile propaganda politica, l'ovvio concetto secondo cui le arti marziali sono prima di tutto nutrimento per lo spirito prima che per il corpo, una maldestra tirata sul ruolo del cronista, impersonificato dalla giovane giapponese che all'improvviso capisce il suo volto menzognero.
Insomma The Wrath of Vajra è film per appassionati di botte e di combattimenti, di ossa spaccate e di schizzi di sangue ed in questo, come detto, il suo lavoro lo svolge più che egregiamente, i combattimenti sono ben coreografati e regalano momenti spettacolari con dispendio di slow motion, anche grazie alla bravura atletica e tecnica di Xing Yu e Steve Yoo Sung-Jun, tanto stupefacenti nel fisico scultoreo quanto carenti nelle doti recitative.
Cercare altro in The Wrath of Vajra è esercizio inutile perchè accanto ad una massiccia dose di già visto ( in meglio) c'è veramente poco, mancando gran parte di tutti quegli elementi che hanno fatto grande il genere sulle arti marziali del periodo d'oro.
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