Giudizio: 7.5/10
Gli appartenenti all'etnia Ta'ang, gruppo di origini cinesi, vivono a cavallo tra la Cina e la Birmania, in quest'ultimo paese si contrappongono da decenni al potere centrale mediante una formazione armata che periodicamente entra in conflitto con le truppe regolari nelle zone di confine; nel 2015 è scoppiata l'ennesima guerra che ha portato alla fuga di una buona parte del milione di appartenenti a questa etnia, una fuga verso la Cina per allontanarsi dal conflitto che si combatteva in terra birmana.
Wang Bing , armato della sua inseparabile telecamera, si è messo al seguito di questi gruppi, spesso formati su base parentale o di vicinanza, che hanno intrapreso la fuga in maniera autonoma creando non quel fiume umano che siamo abituati a vedere in queste circostanze bensì piccoli flussi, privi di ogni organizzazione, sparsi sul territorio montuoso che segna il confine tra la Birmania e lo Yunnan cinese.
La macchina da presa asettica di Wang Bing si intrufola nel grande accampamento dove donne anziani e bambini aspettano di sapere quale sarà il loro destino, all'ombra rassicurante delle rosse bandiere cinesi con le cinque stelle, al riparo in capanne di fortuna; si mette sulle tracce di coloro che hanno deciso di superare il confine e di andare a lavorare nelle piantagioni di canne da zucchero.
Si siede intorno ai focolari per carpire racconti di vita, brevi telefonate con chi è rimasto nella città natale, episodi di guerra e speranze di qualche guadagno col lavoro ed infine accompagna nella fuga in montagna un piccolo gruppo di fuggiaschi con tanto di cani , mucche e bufali al seguito, alla ricerca di un rifugio dove passare la notte, animati dalla speranza che i rumori di guerra che si sentono in lontananza cessino per potere tornare alle loro case: insomma un racconto per quadri nitidi e incastonati tra loro.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.