Giudizio: 7/10
Questo recente scorcio di annata cinematografica ha segnato, tra gli altri, il tentativo di riproporre in pompa magna uno fra i generi classici del cinema americano, il film d’inchiesta giornalistica investigativa: se Truth di James Vanderbilt aveva clamorosamente mancato il bersaglio, Il Caso Spotlight di Tom McCarthy, presentato a Venezia 72 Fuori Concorso e carico di nomination per la imminente notte degli Oscar, di certo al bersaglio si è avvicinato molto di più.
Basato sugli eventi che hanno portato alla scoperta nel 2001 da parte dell’equipe giornalistica del Boston Globe denominata Spotlight di ripetuti abusi su minori da parte di preti della arcidiocesi di Boston a partire da decenni prima, che condusse gli autori al Premio Pulitzer e al clamoroso caso che sconvolse la credibilità della autorità ecclesiastica e del suo primate la cui onda lunga è giunta fino ai giorni nostri, il film di Tom McCarthy con precisione asettica e priva di altre implicazioni racconta come il gruppo di giornalisti abbia portato al termine l’indagine nonostante le ovvie e immancabili ritrosie del potere clericale e di ambienti della giustizia che cooperarono con la chiesa locale per insabbiare il più a lungo possibile negli anni passati lo scandalo.
Il grande pregio del film sta nell’avere anzitutto evitato quanto più possibile (non del tutto però…) i cliché fatti di stanza fumose, bottiglie di bourbon, cronisti sciatti allo sbaraglio, sottotesti e sottotrame varie che tante volte abbiamo visto in questo genere di lavori, inoltre ha saputo evitare la trappola infernale di confrontarsi con i grandi lavori di genere degli anni 70-80 che costituiscono pur sempre un inevitabile punto di riferimento, McCarthy semmai si è ispirato all’essenza del film d’inchiesta giornalistica mantenendosi il più libero possibile da valutazioni soggettive o, peggio, da giudizi a sfondo moralistico-forcaiolo: Il Caso Spotlight insomma si configura come il più classico dei film investigativi raccontato con toni pienamente distaccati al punto che tutto il lavoro appare più come un film-inchiesta aderente in modo quasi passivo ai fatti.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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