Giudizio: 8/10
Quando dopo due mesi di coma il Maggiore Lazar riacquista coscienza il mondo intorno a lui è una piccola stanza di ospedale nella quale si muovono fugaci ombre e dalla quale provengono suoni indistinti, man mano che il cervello si rimette in moto l'uomo inizia a vedere le cose con una crescente chiarezza; il suo cervello è però una tabula rasa, la pallottola che lo ha attraversato non ha messo fine alla sua vita ma gli ha lasciato una amnesia totale.
L'uomo accanto a lui è il suo sedicente amico nonchè commilitone e superiore che lo rimette in moto nella realtà che gli appartiene: Lazar è vivo per miracolo, qualcuno gli ha sparato in testa dopo avere ucciso la moglie ed il figlio quindicenne, ma per il resto una nebbia profonda nasconde quanto è successo.
Dall'altra parte c'è anche un misterioso ispettore che sembra interessato alle sorti del protagonista, anche lui cerca di squarciare il velo che ricopre la memoria dell'uomo che piano piano attraverso dolorosi e rapidissimi flashback sembra in grado di ricordare in maniera frammentaria qualcosa; l'incontro con Teodora, quella che fu la sua amante, riaccende un altro piccola porzione del suo cervello.
Lazar decide quindi di scoprire come siano andate le cose, affidandosi ai piccolissimi frammenti di memoria e a quanto riesce a carpire dai suoi interlocutori: il suo sarà un viaggio nel dolore e nel rimorso , uno specchiarsi in aberrazioni ed in atrocità, col rischio di rimanere schiacciato da eventi più grandi di lui.
Se qualcuno pensa che il film di Dejan Zecevic sia un raro esempio di cinema balcanico del terzo millennio che non affondi le sue radici nel drammatico periodo post bellico della Serbia è in errore: sebbene costruito e ornato come un thriller cupo e carico di zone buie, The Fourth Man è fortemente impregnato della tematica post-bellica e della critica sociale ad un paese che ha voltato pagine sulle atrocità belliche senza essersi minimamente preoccupato di farsi un bell'esame di coscienza.
Il passato del protagonista , abile e fedele esecutore di "quanto il governo ci comandava", è la base solida su cui si poggia il dramma che da vita al thriller, donandogli una forza poderosa e oscura, come tutte le storie che vanno ad indagare in profondità sulle dinamiche belliche, specialmente quelle balcaniche , combattute in nome dell'etnia e della religione e quindi per questo ancora più atroci.
Questo aspetto sociale e politico però rimane sempre sullo sfondo della storia, non inficiando la pregevole fattura del thriller; semmai, nel finale soprattutto, amplificando il dramma personale del protagonista e di rimando di una intera nazione.
Diretto privilegiando le ambientazioni e le atmosfere buie che accentuano i toni drammatici del racconto, il viaggio nella mente del protagonista si struttura di pari passo con le verità che sembrano affiorare dalla sua memoria assopita e con quelle raccontate che scopriremo presto hanno troppe facce, ma metaforicamente il risveglio della memoria del Maggiore Lazar è il risveglio di una coscienza nazionale che da troppe parti è stata tenuta legata perchè c'era da coprire una partecipazione alle nefaste gesta belliche di larghissima parte del ceto dirigente.
Il doppio binario su cui si sviluppa The Fourth Man è un pregevole esempio di come si possano fondere tematiche e generi diversi, senza che l'impianto generale del film ne possa risentire: come thriller la pellicola funziona perchè crea una crescente suspance e tiene sempre viva la tensione, come film che racconta un dramma personale post bellico anche perchè ci racconta il fallimento umano e la forza della memoria.
Per finire va segnalata la prova nel ruolo del Maggiore Lazar di Nikola Kojo che sa ben assecondare il ritorno alla vita del protagonista, che viaggia di pari passo con il dramma personale della verità nascosta.
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