Giudizio: 8/10
A prescindere dalla valutazione puramente artistica che si vuole riservargli, Il primo re di Matteo Rovere ha senz’altro un grande pregio, quello di aver squarciato il velo su un cinema italiano impantanato da anni ormai tra l’autorialità dei Garrone e dei Sorrentino, il cinema che guarda al sociale ( molto ipocrita e di facile presa) e i tentativi di far rinascere la commedia italiana che si ripetono da decenni senza risultati apprezzabili.
Il film di Matteo Rovere, lungi dall’essere il revival del peplum tanto in voga negli anni 60 e che ha contribuito a costruire il periodo d’oro di Cinecittà, è un lavoro molto realista, storico senza essere apologetico che va ad affrontare il mito di Romolo e Remo i due fratelli che furono gli artefici della fondazione dell’Urbe nel 753 AC, in maniera scevra da ogni romanticismo mitologico.
Il film si apre con una superba scena in cui i due pastori vengono travolti da una improvvisa piena del Tevere e gettati all’interno della città di Alba Longa, la comunità egemone del Vetus Latio; i due fatti prigionieri riescono però a fuggire con uno stratagemma portando con loro la vestale che custodiva il fuoco sacro sperando con ciò di ingraziarsi le divinità e un manipolo di sbandati che ben presto riconoscono in Remo il loro condottiero, soprattutto quando questi decide di affrontare il passaggio nella foresta per evitare sia le forze di Alba Longa che si sarebbero scatenate nella loro caccia che le altre comunità protolatine del luogo.
Per tutto il viaggio Remo si porterà sulle spalle il fratello ferito fino a quando , dopo aver sconfitto in battaglia una tribù autoctona, prendono possesso della loro comunità, dove i fuggiaschi si insediano e dove la vestale affidandosi alla sua arte aruspicina prevede che uno dei due fratelli sarà il Re di una potentissima città ma che perché avvenga ciò l’altro deve morire.
Remo sfida gli dei nella sua violenza iconoclasta , si rifiuta di uccidere Romolo, e si accanisce contro la vestale, dando il via alle vicende finali che porteranno Romolo a fondare la città di Roma.
Senza voler trasformare una recensione in un compendio storico, va ricordato che la gran parte della storia della fondazione di Roma si poggia sul mito e sulla leggenda, non solo quella dei due fratelli allevati dalla lupa: come spesso avviene in casi in cui storia, archeologia e mito si fondono, i dati di fatto vengono liberamente elaborati solitamente per finalità apologetiche, esattamente come fecero i primo storici latini e romani che trattarono l’argomento della fondazione di Roma.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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