domenica 3 febbraio 2019

Zama ( Lucrecia Martel , 2017 )




Zama (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Zama è il quarto lungometraggio diretto dalla regista argentina Lucrecia Martel, autrice che finora ha centellinato le sue quattro opere nell'arco di sedici anni di attività; questo Zama, presentato a Venezia nel 2017, non in concorso, arriva 9 anni dopo The Headless Woman ( La mujer sin cabeza) che ha ricevuto un grosso riscontro da parte della critica.
Ispirato al romanzo omonimo scritto negli anni 50 del secolo scorso da Antonio Di Benedetto, una delle opere più importanti della letteratura argentina, Zama racconta la storia di Don Diego Zama, appunto, un ufficiale della corona spagnola di stanza in Paraguay in attesa di ricongiungersi con la famiglia in Argentina.
La scena iniziale ci mette subito di fronte a quello che sarà il mood del racconto: Zama su una spiaggia che guarda il mare all'orizzonte, come farebbe qualsiasi persona che aspetta qualcuno o qualcosa.


In effetti il film di Lucrecia Martel è, attraverso la storia tutto sommato tragicomica, quasi da romanzo di appendice di Zama, un film sull'attesa e sulla illusione : un precursore di Godot nel quale l'attesa produce illusione ed infine l'inedia della sconfitta.
Zama infatti svolge il suo lavoro di ufficiale in modo sciatto, con ben poco impegno, ha in mente solo il trasferimento, frequenta personaggi dai quali spera di poter ricevere un impulso alla sua domanda di trasferimento, osserva con crescente distacco e fastidioso disinteresse la burocrazia coloniale che gli gira intorno, persino i suoi approcci amorosi sono frustrati sul nascere, per cui alla fine all'uomo non rimane altro che sfidare se stesso e l'attesa con la crescente illusione avventurandosi in una operazione che lo farà approdare ad un finale beffardo e grottesco.
Il film della Martel, tutt'altro che semplice nonostante l'esilità della trama, presenta diversi aspetti interessanti, trattati con grande bravura dalla regista, siano essi puramente tecnici che più squisitamente narrativi.

Anzitutto, attraverso il racconto delle avventura dell'ufficiale della Corona, lo sguardo si posa in maniera critica su quello che fu il colonialismo spagnolo nel Sud America, una forma di governo basata sulla burocrazia imperante, sul dominio  e sulla sottomissione; il giudizio della regista in tal senso è critico e sarcastico dipingendo la classe dirigente coloniale e i suoi cicisbei come una massa informe di personaggi trascurati, di ambienti trasandati, di abiti malmessi indossati con noncuranza persino dagli schiavi , che vive in ambienti malsani, infestasti da sporcizia e malattie, dove nei palazzi patrizi girano liberi gli animali; un quadro di grandissima efficacia, di forte impatto visivo, che da una parte rimanda a Barry Lindon, ma dall'altra sembra fare il verso ai racconti di cappa e spada grotteschi.
Ed in effetti il senso pittorico di Zama è tangibile, come fosse una serie di quadri statici che immortalano la bellezza selvaggia dei luoghi e lo squallore della vita coloniale.
Lungi quindi dall'essere un romanzo ad impronta storica in senso classico, Zama si propone come il racconto di un uomo in un'epoca nella quale regna uno stato perenne di abbandono e di trascuratezza; per l'ufficiale c'è la progressiva caduta della speranza, la presa di coscienza che l'attesa sarà vana e che quindi occorre un gesto "eroico" che spezzi l'immobilismo ed il fatalismo che magari lo porterà a raggiungere l'obiettivo; naturalmente essendo Don Diego Zama fondamentalmente un eroe tragicomico, la scelta finale sarà di quelle che si pagano a caro prezzo, al punto che la domanda finale  del giovane indio che chiude il film potrebbe avere una risposta tutt'altro che ovvia.
Da quanto detto ne deriva che il ritmo di Zama è tutt'altro che frenetico, adattandosi perfettamente alla situazione di ristagno narrativo; questo in effetti può presentarsi come un problema laddove manchino altri aspetti che sostengano l'incedere, e ciò succede in qualche occasione, sebbene deve essere chiaro che la scelta della Martel di accentuare le atmosfere immobili e stagnanti fa parte dell'impianto complessivo del suo lavoro.
Nel suo complesso Zama è film di buon valore, certamente sostenuto da una buona regia, nel quale le tematiche personali e quelle più ampie che attengono alla Storia riescono a coesistere in maniera armoniosa: il racconto che oscilla tra il dramma e il tragicomico della vita di Don Diego si incastona alla perfezione nel disegno dello squallore del colonialismo spagnolo.

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