domenica 17 febbraio 2019

Long Day's Journey Into Night / 地球最后的夜晚 ( Bi Gan / 畢贛 , 2018 )




Long Day's Journey Into Night (2018) on IMDb
Giudizio: 8/10

L'esordio da regista di Bi Gan, avvenuto al Festival di Locarno nel 2015  con Kaili Blues fu uno tra i  più strabilianti degli ultimi anni  e  ci permise di conoscere un autore dalla forte personalità e dalla notevole cifra stilistica; per tale motivo la prova del nove dell'opera seconda del giovane regista cinese era attesa con crescente interesse per poter capire lo spessore reale dell'autore; inoltre è stato chiaro da subito che ben diverso era il budget a disposizione del regista in considerazione degli attori scelti ( e dei produttori tra i quali Huang Xiaoming e Han Han) oltre al fatto che essendo Cannes , seppure nella sezione collaterale di Un Certain Regard, ad offrire il trampolino di lancio, le aspettative erano più che robuste.


Il lavoro del neppure trentenne regista cinese dal giorno del suo esordio a Cannes è stato presente in numerosi festival importanti (Toronto, San Sebastian, Londra), ha raccolto numerosi riconoscimenti ed ha visto la luce nelle sale cinesi per la fine del 2018 ottenendo un grande successo di pubblico: tutto ciò ha dimostrato come Long Day's Journey Into Night ha rispettato almeno in grandissima parte le previsioni che si erano fatte 3 anni orsono in occasione dell'opera prima.
Il film di Bi Gan è indubbiamente un lavoro di grande interesse, tutt'altro che semplice, anzi in alcuni momenti quasi ostico, che, nonostante qualche osservazione critica neppure totalmente fuori luogo, ha una capacità di ipnotizzare e di affascinare sorretto come è da uno stile tecnico e narrativo superbo.
Come preambolo ad ogni discorso riguardo il film, va detto che questa seconda opera collima in molti aspetti con il lavoro d'esordio di Bi Gan, al punto che più di una critico ha affermato che il regista ha voluto fare un Kaili Blues 2.0 più sontuosamente ricercato grazie ai mezzi migliori a disposizione: in effetti ritmo della narrazione e tematiche sono molto vicine al primo film diretto dal regista cinese.

In Long Day's abbiamo un uomo, anche lui con un passato oscuro alle spalle, macchiato da un misterioso omicidio, che torna a Kaili dopo 12 anni, intenzionato a rintracciare una enigmatica donna con la quale ebbe un rapporto amoroso.
Da qui inizia un viaggio nella memoria e nel presente, durante il quale i due livelli si intrecciano in vario modo al punto che frequenti sono le sovrapposizioni temporali; in questo progredire lento del tempo prendono forma episodi del passato, momenti del presente, persone forse conosciute, forse amate, forse abbandonate, in una atmosfera che sente fortissimi gli influssi del Wong Kar-Wai di In the Mood for Love .
Dopo circa un ora in cui i contorni del racconto, seppur molto labili, sono disegnati, osserviamo il protagonista entrare in un cinema , inforcare gli occhiali 3D e da lì partire un prodigioso , tecnicamente strabiliante unico piano sequenza di 50 minuti , un viaggio, forse un sogno dell'uomo a ricerca di un passato che non riesce ad abbracciare e a ritrovare.
Laddove in Kaili Blues il piano sequenza di 40 minuti ci portava a tallonare il protagonista nelle vie della cittadine, stavolta Bi Gan ci porta  in una dimensione multidimensionale con tanto di volo a planare sui vicoli; ma lungi dall'essere una semplice trovata stilistica-manieristica, questa seconda parte del film serve a creare un circolo temporale nel quale i protagonisti vivono l'effimero e l'eterno.
Che Bi Gan fosse un regista preparato e bravo lo avevamo intuito nel suo film d'esordio, ma che fosse in grado di costruire un film potentissimo, certamente tutt'altro che perfetto, ma di una ricchezza emozionale tale , risulta comunque una sorpresa, soprattutto per la personalità che lo porta a prendere le distanze dai grandi maestri della Sesta Generazione, abbracciando un credo cinematografico nuovo, fortemente personale, molto meno legato al presente e al quotidiano, che guarda invece maggiormente all'interiorizzazione e alla sublimazione dei sentimenti, dello spazio e del tempo.
Long Day's, pur con qualche difetto soprattutto narrativo, è un lavoro che sa avvinghiare lo spettatore, a patto che , come con Kaili Blues, si sia disposti a scendere a patti con un autore che racconta poco esplicitamente lasciando invece  tutto alla sensibilità e alla forza dell'immagine.
La conferma più straordinaria è comunque la grandissima capacità tecnica che impronta lo stile di Bi Gan, una forma cinematografica che sembra più consona ad un grande maestro piuttosto che ad un giovane e bravissimo regista.
Riuscire a fondere stile, forma, eleganza con la ricchezza e la profondità  delle tematiche trattate è operazione che riesce solo ai registi destinati a lasciare il segno in questa forma di arte, soprattutto in quelli che riescono ad evitare la deriva autoreferenziale manieristica, come speriamo riesca a fare Bi Gan.
Tang Wei è bravissima in un ruolo quasi hitchcokiano a meta strada tra femme fatale e donna che visse due volte , Chen Yongzhong è la guida spirituale di questo viaggio nella sua memoria e nei suoi fantasmi e dà il giusto spessore onirico al suo personaggio ed infine Sylvia Chang, seppure in una piccola parte, completa un cast di grande qualità.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi