La memoria e la soggettività della realtà
L'opera seconda dell'allora trentenne Christopher Nolan , pluripremiata in svariati festival europei, è senza dubbio uno dei film più originali e geniali degli ultimi 10 anni, un autentico rompicapo cinematografico simile ad un intricato e frammentatissimo puzzle da ricomporre.
Se il nocciolo della storia non brilla per originalità , il suo sviluppo narrativo e la sua inticatissima struttura filmica ne fanno un opera da gustare con attenzione, che richiede anche un non indifferente impegno mnemonico contrapposto al vuoto di memoria cronica che affligge il protagonista: in questo sembra proprio un bizzarro e sadico gioco da parte del regista nel suo tentativo (riuscitissimo) di coinvolgere lo spettatore.
Il protagonista, Leonard, ha le facoltà mnemoniche bloccate alla tragica giornata in cui la giovane moglie è stata violentata e uccisa da due ladri introdottisi in casa; il trauma cranico subito gli ha lasciato un deficit della memoria a breve termine, per cui dopo pochi minuti dimentica ogni cosa tranne l'enorme seta di vendetta che lo consuma e che lo riporta sempre alla quella tragica sera.
La sua vita , da quel giorno, è tutta scritta su fogli, foto, annotazioni e sui tatuaggi che ricoprono quasi grottescamente il suo corpo ed il suo fine è solo e soltanto quello di scoprire l'assassino e ucciderlo.
Grazie ad una mirabile struttura narrativa che corre su due binari, uno a ritroso, l'altro anterogrado che si incontreranno solo nell'attimo finale del film e che si differenziano, agevolando almeno in questo lo spettatore, per la scelta del colore per l'uno e del bianco e nero per l'altro, ci si trova immediatamente immersi in un sottile gioco di incastri che anche se viene scoperto abbastanza presto, comunque si rivela un formidabile esercizio di memoria, vista la necessità, di volta in volta, frammento per frammento, di dover ricostruire gli eventi.
Grazie ad una mirabile struttura narrativa che corre su due binari, uno a ritroso, l'altro anterogrado che si incontreranno solo nell'attimo finale del film e che si differenziano, agevolando almeno in questo lo spettatore, per la scelta del colore per l'uno e del bianco e nero per l'altro, ci si trova immediatamente immersi in un sottile gioco di incastri che anche se viene scoperto abbastanza presto, comunque si rivela un formidabile esercizio di memoria, vista la necessità, di volta in volta, frammento per frammento, di dover ricostruire gli eventi.
Ma al di là della sua struttura che affascina e che appassiona, il film contiene una profonda riflessione sulla memoria in senso lato, sui meccanismi che regolano le nostre percezioni, sulla verità che può avere oggettivamente molteplici facce, sulla forza vitale e rigenerante dell'esperienza e dei ricordi.
Pur agendo con metodica linearità Leonard costruisce attimo per attimo la sua realtà che poco dopo sarà già svanita se non impressa su una foto o su un foglio, una realtà che seppur coerente con quanto osservato non è necessariamente la verità oggettiva; ma questo per lui è tutto sommato secondario ( e infatti scopriremo come tante verità in effetti vere non siano), per lui la memoria mancante è una mutilazione che deve trovare nella coerenza dei fatti esteriori un surrogato sufficiente a infondere un alito di vita.
Pur agendo con metodica linearità Leonard costruisce attimo per attimo la sua realtà che poco dopo sarà già svanita se non impressa su una foto o su un foglio, una realtà che seppur coerente con quanto osservato non è necessariamente la verità oggettiva; ma questo per lui è tutto sommato secondario ( e infatti scopriremo come tante verità in effetti vere non siano), per lui la memoria mancante è una mutilazione che deve trovare nella coerenza dei fatti esteriori un surrogato sufficiente a infondere un alito di vita.
E la quasi assurda contrapposizione tra l'incapacità a dimenticare la moglie e l'impossibilità a ricordare gli eventi appena avvenuti diviene il filo conduttore di tutta la vicenda, l'asse intorno a cui bisogna riavvolgere tutti i fili per dare un senso profondo al film, l'ossessione che rende il protagonista un essere che vive nella perenne frammentazione , come un nastro che si avvolge su se stesso all'infinito.
Nolan da parte sua è bravo nel cercare di non interferire sullo scorerre delle immagini e dei frammenti disarticolati, senza spargere alcun indizio che venga in aiuto, limitandosi ad un montaggio complesso che dona però alla pellicola una fluidità e un impatto notevolissimo tale che a film finito, qualche attimo per rimettere le cose al posto giusto, rivisitando il tutto con un rapido rewind, si impone.
Nolan da parte sua è bravo nel cercare di non interferire sullo scorerre delle immagini e dei frammenti disarticolati, senza spargere alcun indizio che venga in aiuto, limitandosi ad un montaggio complesso che dona però alla pellicola una fluidità e un impatto notevolissimo tale che a film finito, qualche attimo per rimettere le cose al posto giusto, rivisitando il tutto con un rapido rewind, si impone.
Grandissimo montaggio effettivamente, oltre alla geniale idea di fondo di raccontare tutto a ritroso. Uno dei migliori Nolan, ma secondo me ci ha abituato bene.
RispondiEliminaTrovo che Nolan sia uno dei registi più originali e bravi, capace di dirigere film sempre belli e ben costruiti. Non ho ancora visto l'ultimo, che, mi par di capire, rimanda un po' a questo.
RispondiEliminageniale, non ho ancora visto inception, ma credo che questi due film abbiano molto più in comune di quanto sembri...l'idea è a dir poco fantastica, la messa in scena perfetta: nolan è davvero uno dei cineasti migliori che ci sia in giro, e si capì già da questa sua prima opera.
RispondiElimina@Alessandra: effettivamente lo conosco poco Nolan, ma credo valga la pena approfondire.
RispondiElimina@baobab: ammetto di avere visto questo film in funzione propedeutica alla prossima visione di inception.
@Monsier:in effetti questa fu opera seconda , ma di fatto ,almeno per noi in Italia, la prima, visto che il suo primo lavoro Following, osannato da più parti, è stato totalmente snobbato dalla distribuzione italica.
Sono d'accordo con te, sulla valutazione di Nolan.
"Memento" e "Inception" sono bei film, ottima sceneggiatura, ma sono un po' a tesi, svolgono, bene, un compitino, che l'ottima sceneggiatura ha affidato loro, per i miei gusti sono troppo cerebrali, freddi; "The prestige", "Il cavaliere oscuro", anche "Insomnia" mi avevano stupito, entusiasmato, direi, forse è solo questione di sensibilità personali...
RispondiEliminaIo credo che Memento abbia proprio nella sua struttura, che rimanda a quella mnemonica, il punto di forza che appassiona; io l'ho quasi vissuto come un test psicoattitudinale ( e sapevo della struttuta della storia a doppio binario). Inception conto di vederlo a breve.
RispondiEliminasecondo grande passo di nolan, dopo il già notevole esordio di following.
RispondiEliminaun regista incredibile che con inception si è ulteriormente confermato
Sono alla ricerca (difficile) di Following, ma non demordo.
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