Il gioco dell'ambiguità e dei segreti
Presentato all'ultimo Festival di Venezia in occasione del Leone d'Oro alla carriera assegnato a John Woo, che di questo lavoro è anche co-regista, il film suscita grandissimo interesse soprattutto per l'inevitabile gioco rompicapo che si verifica allorquando le firme in calce sono più di una: dove inizia e dove finisce il lavoro svolto dalla mano di uno e quella dell'altro?
Il quesito, che può apparire banale e tutto sommato inutile, è invece stimolante dal momento che del grande Maestro del cinemaa HKese si tratta, che torna due anni dopo a raccontare la storia epica cinese in un wuxia che si presenta nelle sua forme classiche per quanto riguarda scenografie e coreografie , ma che presenta qualche aspetto atipico nelle tematiche.
La storia, ingarbugliatissima quasi come un thriller e ricchissima di colpi di scena, narra della lotta da parte della banda della Pietra Nera per accaparrarsi i resti mummificati di un monaco vissuto 500 anni prima di Cristo e che la laggenda vuole dotati di poteri eccezionali; i resti sono divisi in due parti e per accaparrarseli gli spietati assassini, tra cui spicca Pioggia Fina una abilissima spadaccina, sterminano la famiglia del Primo Ministro Zhang.
La donna si impossessa dei resti e fugge fino a che incontra un monaco che la guiderà nel perfezionamento delle arti marziali e dell'uso della spada; decisa a cambiare vita, con il suo prezioso carico al seguito, cambierà faccia ( e vita)grazie alle arti veterochirurgiche.
Naturalmente il passato riaffiorerà proprio quando Zeng Jing (la nuova identità della donna) si è costruita una nuova vita sposando un uomo che , scopriremo, è anch'esso nella sua seconda vita.
Da questo punto in poi, scoperte le doppiezze e le ambiguità, sarà una battaglia continua, senza risparmio di colpi, una battaglia che investe anche il passato, in cui spesso ci si confronta a triangolo.
Da questo punto in poi, scoperte le doppiezze e le ambiguità, sarà una battaglia continua, senza risparmio di colpi, una battaglia che investe anche il passato, in cui spesso ci si confronta a triangolo.
Proprio per la sua complessità narrativa, il film scorre che è un piacere, ricco come è di colpi di scena e ribaltamenti, e ad una prima parte molto più riflessiva e che serve a creare a a smontare le varie facce dei personaggi (ognuno ha qualcosa che ribolle nel suo passato) fa seguito una parte finale ricca di azione, mirabilmente descritta grazie ad un montaggio perfetto (se ne è occupato Woo , a quanto pare...).
Mancano forse quell'eroismo estremo, quel difendere l'onore e quel melodramma di sottofondo che sempre accompagnano i wuxia e i film di Woo in particolare , il che rende probabilmente il film un po' troppo poco empatico, anche per una mancanza di approfondimento dei vari protagonisti, ma la storia d'amore , costruita sull'ambiguità e sulle colpe del passato , è bella e sostenuta con sapienza.
Certamente la mano di Woo si nota in qualche passaggio, ma nel complesso il film non ha una impronta tipica del regista Hkese e comunque rinsalda quel ritorno al wuxia più tipico e meno occidentaleggiante che costituisce una tradizione importantissima nel cinema cinese.
Su tutto il cast giganteggia una meravigliosa Michelle Yeoh nel ruolo di Zeng Jing, bravissima anche nei momenti dei combattimenti in cui non ha voluto cedere alla controfigura, mostrando un impegno ed una professionalità encomiabili.
mi par di capire che c'è poca farina del sacco di Woo in questo film, giusto?
RispondiEliminaNon pochissima baobab: insomma in alcuni momenti la mano di Woo si sente, ma non a tal punto da forgiare l'intero film.
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